LUIGI TEZZA
(1841-1923)
SACERDOTE PROFESSO
DELL’ORDINE DEI
CHIERICI REGOLARI
MINISTRI DEGLI INFERMI
(CAMILLIANI)
E FONDATORE
DELL’ISTITUTO DELLE
FIGLIE DI SAN CAMILLO
Beato: 4 novembre 2001
Festa: 26 settembre
LUIGI TEZZA nacque a Conegliano (TV), il 1° novembre 1841, dal medico Augusto Tezza e da Caterina Nedwiedt. Venne battezzato il 6 novembre successivo nella chiesa parrocchiale dei SS. Martino e Rosa col nome di Luigi. Figlio unico, trascorse l’infanzia in famiglia e fu educato innanzitutto dalla madre ad una solida vita cristiana. Un anno e mezzo dopo la nascita di Luigi il padre venne nominato medico comunale di Dolo (Venezia) e si trasferì con la famiglia in quel luogo. La sua competenza professionale e la comprensione dei problemi della gente gli guadagnavano la stima di tutti. Egli morì purtroppo pochi anni dopo, 1’11 gennaio 1850, all’età di 36 anni. La madre, vedova, si trasferì allora con Luigi prima a Conegliano e poi, nel 1853, a Padova per far proseguire gli studi umanistici al figlio. A Padova Luigi entrò in contatto con i Camilliani e, ricordandosi di come il padre si dedicava ai malati, decise di farsi camilliano.
All’età di 15 anni, il 29 ottobre 1856, ottenne di entrare come postulante nell’Ordine dei Ministri degli Infermi di S. Camillo de Lellis, a Verona. La madre, dopo averlo affidato al noviziato dei Camilliani di Verona, certa della perseveranza del figlio, entrò nel monastero delle Visitandine di S. Maria, a Padova, ove morì, il 28 agosto 1880, lasciando una fama di donna e di religiosa eccezionale. Anche Luigi manifestò subito una forte inclinazione alla santità. « Sento nel cuore degli impulsi irresistibili ed insieme soavi che mi attirano alla santità. Si, Padre mio mi farò santo, vero seguace della carità del santo padre Camillo », scrisse al suo direttore spirituale, p. Luigi Artini (1808-1872). Terminato il noviziato, 1’8 dicembre 1858, emise la professione religiosa. L’anno seguente assistette alla professione religiosa della madre che prese il nome di suor Franziska Camilla. Ambedue iniziarono, così uniti nell’amore, nella dedizione totale a Dio e nella preghiera reciproca la loro via di perfezione.
Luigi si dedico alla formazione umanistica e allo studio di filosofia e teologia, terminandoli con gran successo, il 21 maggio 1864, all’età di 23 anni. Ordinato sacerdote, il 23 maggio successivo, gli fu affidata la direzione dei giovani religiosi. Dopo quattro anni, nel 1867, gli si presentò la prospettiva delle missioni in Africa per opera del Santo Daniele Comboni e del Vescovo di Verona, al quale la Santa Sede aveva conferito facoltà speciali sui religiosi dispersi dalla legge di soppressione. L’opposizione dei Superiori maggiori di Roma e la mancanza di chiarezza da parte degli operatori responsabili dissuasero Luigi dal partire; rimase a Verona, accanto al suo Provinciale, il p. Luigi Artini. Per superare la sua profonda delusione dopo aver coltivato a lungo un vivo desiderio per le missioni, all’età di 27 anni, si diede questa impostazione di vita: « Irrevocabilmente prometto: 1. di serbare sempre inalterabile calma di spirito in tutte le circostanze della mia vita, per quanto fossero per essere difficili e penose, contrarie alle mie viste, ai miei sentimenti, alla mia natura e ripugnanti alla mia volontà; 2. di non prevenir mai le disposizioni della divina volontà; 3. di abbracciare volentieri per amore del Cuore SS.mo di Gesù, senza mai lamentarmi, ogni maniera di afflizioni, disprezzi, ingiurie, maltrattamenti, disonori ecc. mi possano in qualunque maniera arrivare, riconoscendo in tutto la mano del Signore; 4. di starmene sempre tranquillo e contento in quel luogo, condizione, officio venga posto dalla s. obbedienza, di nulla mai chiedere, nulla mai rifiutare; 5. di studiarmi di avanzare ogni giorno nella perfezione e di non rigettare mai né il minimo movimento della grazia; 6. di dedicarmi con ogni possibile impegno al bene delle anime, e massime dei miei Confratelli Religiosi ».
Il 4 febbraio 1869 i Superiori maggiori lo chiamarono a Roma, nominandolo Vice-maestro dei novizi con dispensa sul difetto d’età dalla S. Congregazione dei Vescovi e Regolari. Dopo due anni, il 10 agosto del 1871, fu inviato in Francia, a Cuisery, in qualità di Maestro dei novizi della neocostituita provincia religiosa camilliana. Nominato Vice-Provinciale riuscì, con il suo zelo ed il suo impegno, ad introdurre all’interno delle comunità la vita comune e, all’esterno, lo specifico ministero camilliano: l’assistenza materiale e spirituale agli infermi. A seguito della soppressione degli Ordini religiosi, nel 1880, fu espulso dalla Francia come straniero, ma vi ritornò clandestinamente dopo pochi mesi, riuscendo a riunire i religiosi ormai dispersi. La giovane Provincia poté in tal modo non solo resistere alla repressione, ma anche porre le basi per un suo ulteriore sviluppo. In Francia ricoprì successivamente altri uffici di responsabilità: Superiore di varie case religiose, Maestro dei novizi a più riprese, fondatore della casa religiosa in Lille; nel 1881 fu nominato per la seconda volta Vice-Provinciale ed il 30 aprile 1885 Superiore provinciale.
Il 18 settembre del 1889, dal 36° Capitolo generale dell’Ordine fu eletto Primo Consultore generale, Procuratore e Vicario generale dell’ordine e per tale motivo ritornò a Roma, dove nel 1891 fece un incontro provvidenziale: conobbe Giuseppina Vannini (beatificata il 16 ottobre 1994). A questa giovane donna propose un progetto che aveva nel cuore da tempo: costituire un gruppo femminile consacrato a Dio per il servizio degli ammalati secondo lo spirito e il carisma di San Camillo de Lellis. Nacque cosi, il 2 febbraio 1892, la Congregazione delle Figlie di San Camillo che arricchiva il carisma camilliano con quelle caratteristiche tipicamente femminili: « la sensibilità, la generosità, la capacità dell’ascolto, l’accoglienza, l’intuizione, la capacità di farsi carico dei bisogni altrui, la disponibilità ad offrire il proprio aiuto, in poche parole una innata maternità ».
Approvato dalla Santa Sede nel 1931, l’Istituto ha conosciuto una rapida e costante espansione. P. Tezza invece dovette pagare il suo impegno per la fondazione con la separazione totale dalla fondatrice e dalle suore a causa di ingiustizie e calunnie che accettò come espressione della volontà di Dio e come occasione per allontanarsi anche fisicamente dalla sue Figlie. Ecco quanto scrisse alla beata Giuseppina Tannini, il 15 novembre 1895: « Soffro per voi altre e massimo per te in vedermi causa benché, Iddio lo sa, involontaria di sofferenze e sacrifici tanti dolorosi. Quanto al consiglio…di invocare un processo a mia giustificazione, questo non sarà mai, dovessi pure rimaner schiacciato sotto il peso dell’umiliazione… preferisco, abbandonare la mia causa in mano a Dio ».
II 17 maggio 1898, p. Luigi Tezza fu mandato in Francia come Superiore della casa di Lille, dopo essere stato incardinato definitivamente in quella provincia. Il 26 aprile 1900 il Superiore generale lo nominò, insieme con il p. Angelo Ferroni, Visitatore della comunità di Lima in Perù, con l’incarico di compiere in quella comunità un’opera di riforma interna. Il 3 maggio 1900, all’età di 59 anni, partì per l’America del Sud con l’intenzione di fermarsi solo un paio di mesi. In Perù la comunità camilliana di Lima, che era rimasta separata per oltre un secolo dalla sede centrale di Roma, rischiava la chiusura. Compiuta la missione affidatagli, il p. Tezza era in procinto di rientrare in Europa, ma, per volontà esplicita del Vescovo di Lima e del Nunzio Apostolico, restò a Lima perché ritenuto indispensabile per il ristabilimento della comunità camilliana e per la stessa vita religiosa di vari istituti della città. P. Tezza accolse la volontà di Dio e si affidò alla Provvidenza, pur sapendo che tutto stava anche nel piano di allontanarlo per sempre dalle sue Figlie, quando scrisse: « Io pure non manco qui di spine e di croci e umanamente parlando, mi parrebbe di perdere qui il tempo, ma la Santa volontà di Dio mi consola ».
Per non perdere il suo tempo p. Tezza, oltre ad adoperarsi per ristabilire la disciplina regolare nella sua comunità, si dedicò all’assistenza dei malati particolarmente poveri sia nelle case private e negli ospedali che nelle carceri. Fu confessore e direttore spirituale nel seminario dell’Arcidiocesi e di diverse Congregazioni religiose; presso la Nunziatura apostolica e in diocesi era ricercato come prezioso consigliere. Aiutò con successo un’altra fondatrice, la Serva di Dio Teresa Candamo, in difficoltà per la sua Istituzione appena nata.
Sia la sua opera discreta, intelligente e ricca d’amore, che il carattere autorevole e dolce contribuirono a farlo conoscere come « il santo di Lima ». Padre Luigi Tezza si spense nella città di Los Reyes, il 26 settembre 1923. Un anonimo, sul cemento retrostante la pietra tombale, scrisse a graffito le parole « l’apostolo di Lima ».
Nel 1999 i suoi resti mortali furono traslati in Italia e tumulati definitivamente nella cappella della Casa Generalizia delle Figlie di San Camillo accanto alla beata Giuseppina Vannini, via Anagnina, 18, Grottaferrata (Roma).
Il 4 novembre 2001, Luigi Tezza è stato proclamato Beato da Papa Giovanni Paolo II.