Andreas Resch: Anima Mundi (it*)

La visione storica sulle diverse concezioni di Anima ha tra l’altro illustrato che i sostenitori di una struttura spirituale dell’Anima e di una struttura fisica del corpo non pervengono ad una soluzione convincente, nel momento in cui si tratta di spiegare l’interrelazione tra anima e corpo; questo per il semplice fatto, che le due forme di esistenza, ovvero di materia e di spirito da essi postulate, vengono a trovarsi in posizione diametralmente opposta: l’una, la materia, agli antipodi dell’altro, dello spirito.
L’interpretazione naturalistica del problema del rapporto tra anima e corpo si sbarazza della problematica interpretando l’anima come un relitto delle antiche pratiche magiche ed accettando l’esistenza del solo corpo. Tale concezione è però destinata a fallire non appena si cerca di dare un’interpretazione puramente cerebro-fisiologica alla dimensione della coscienza.
Da qui il quesito si pone in direzione di una soluzione omnicomprensiva della problematica. Un impulso in tal senso viene dalla meccanica quantistica che arriva alla conclusione che la base del mondo empirico è di natura transempirica, un tutto transmateriale.
La realtà ci appare dunque in due diversi livelli: nella realtà empirica e nella sua potenzialità transempirica.
Hans Peter Dürr, allora successore di Werner Heisenberg all’Istituto Max Planck di Monaco, afferma a tal proposito:

“Al posto d’una base di partenza materiale-meccanicistica primariamente svincolata, alla quale segue in secondo luogo tutto il resto come forma e movimento, si presenta, come manifestazione secondaria in prima posizione, una struttura di relazione immateriale con le caratteristiche a noi note come materia ed energia.”1

Le leggi naturali si possono in tal modo immaginare come leggi del pensiero di uno spirito universale.

CENNI STORICI

Dell’esistenza di un tale spirito universale si parla già negli insegnamenti di Brahman – Atman, dove Brahman è il principio creatore universale, lo spirito supremo che tutto pervade, fonte di ogni forma di essere, causa prima di ogni esistenza e fondamento dell’universo visibile.2 Atman è il vero Sé, l’anima intesa quale fondamento della manifestazione della persona umana che resta presente in essa fino alla morte, fino al momento in cui abbandona il corpo, o per reincarnarsi, o per essere redenta e quindi non reincarnarsi più.3
Il concetto di una simile memoria universale compare nella concezione di un’Anima Mundi presso Platone, Plotino, Ficino e Paracelso e viene ripresa nelle opere di Agrippa von Nettensheim (Vehikel-Verständnis der Luft), di Eliphàs Levi (1810-1875) Luce-Astrale, nel Liber Mundi dei Rosacroce (1614), nel concetto di Serbatoio Cosmico di William James (1842-1910), nell’espressione di Contatto telefonico con l’Assoluto di Eduard von Hartmann (1842-1906) e nel concetto coniato da C.G. Jung dell’inconscio collettivo, della psiche universale (1875-1961).

Platone

Il concetto vero e proprio di Anima Mundi (dal greco ψυχή τοῦ παντόσ, lat. anima mundi) è stato introdotto da Platone (428/427-348/347 a.C., fig. 1). Nel suo Dialogo Timeo (27e-37c) egli delinea una teoria dell’Anima Mundi che assieme al cosmo è stata creata da un Demiurgo, un dio creatore, un essere creato, situato tra Dio ed il cosmo. Platone vede l’Anima Mundi quale parte integrante della dimensione delle idee e la colloca al centro del mondo per mettere all’interno del mondo anche la ragione e per migliorarla così.

“E l’anima, messola nel mezzo, distese per tutte le parti di quello e con essa involselo di fuori tutto d’intorno: e così fatto è un solo cielo, solitario, per la virtù sua contento di abitare seco medesimo, di niuno altro non bisognoso, e di sé medesimo conoscitore e amatore assai; e però fatto è Iddio beato.”4

Fig. 1: Platone

L’Anima Mundi, l’anima del mondo, governa il moto e con esso ogni forma di vita e questo grazie ad un principio che collega la ragione alla materia, rendendo così possibile il governo del cosmo. Facendo parte di ogni cosa attraverso i suoi diversi aspetti, l’anima del mondo percepisce e riconosce ogni cosa. Essa è la forza che tiene in moto se stessa e tutto ciò che esiste. È presente in ogni elemento del mondo e contemporaneamente lo avvolge in se stessa. La sua natura è simile alla ragione umana; è questo il motivo per cui sussiste corrispondenza tra l’anima dell’uomo, degli animali, delle piante e del cosmo.5

Il cosmo delle anime sostenta il cosmo inanimato dove la singola anima, intessuta con l’universo, depone il suo piumaggio, la sua forza di sospingere il peso verso l’alto e va alla deriva finché non si impossessa di qualcosa di solido e gli infonde la vita. Nella sua qualità di fonte di ogni forma di moto l’anima è al di fuori del divenire ed è immortale. Pur non appartenendo al regno delle idee, viene considerata la causa del moto che trasmette le forme ideali nella dimensione sensuale della materia.6

Marsilio Ficino

Il concetto di un’Anima Mundi è stato ripreso prima di tutto dal traduttore delle opere di Platone in lingua latina, il filosofo e teologo Marsilio Ficino (1433-1499, fig. 2), che lo ha adattato alle concezioni cristiane ed ulteriormente sviluppato.
Secondo Ficino l’anima del mondo non é creata da un demiurgo, ma emana come anima spirituale dagli angeli creati da Dio. Essa presenta tre gradi: l’anima del mondo, le dodici anime degli elementi e delle sfere, e le anime di tutte le creature.7 Ciò significa, dunque, che l’Anima Mundi comprende tutto il cosmo, compreso l’uomo. Così, come per Platone, anche per Ficino l’anima è l’anello di congiunzione tra spirito e corpo. Da un lato essa coincide con il divino, dall’altro con l’effimero, e s’inclina ad ambe le parti in forza della propria tendenza. Essa è un tutt’uno che si trova contemporaneamente ovunque:

Fig 2: Marsilio Ficino

“Inoltre nell’Anima del Mondo sono presenti le ragioni seminali 8 delle cose, in numero uguale a quello delle Idee presenti nella Mente Divina. Da questi semi essa crea altrettante specie nella Materia. È per questo che ogni singola specie corrisponde, attraverso la sua ragione seminale, alla relativa Idea, e attraverso questa ragione seminale può facilmente ricevere qualcosa dall’Idea – essendo infatti stata creata tramite la ragione dall’Idea stessa.

Ecco, perché se una cosa degenera dalla sua forma propria, può essere formata di nuovo per mezzo della ragione seminale ad essa prossima, e per suo tramite può facilmente riacquistare la sua forma originale. E se nel modo adeguato si raccolgono varie cose che corrispondono alla stessa Idea, è possibile attrarre in questi materiali debitamente adattati a tal fine un particolare dono dall’Idea, attraverso la ragione seminale dell’Anima. Ciò, su cui noi possiamo operare, infatti, non è l’intelletto stesso, ma l’Anima.” 9

Rifacendosi allo stesso principio, Zoroastro (prima metà del secondo millennio a.C.) chiama quest’affinità con le ragioni seminali dell’anima del mondo “cimbelli divini”.10 Il vescovo  Synesius (ca. 373-ca. 414) chiama questo principio „esche magiche“.11

“Non si creda però di poter raccogliere da una certa materia tutti i doni elargiti dall’Anima ad un particolare tipo di materia in uno specifico momento, ma piuttosto al momento giusto solo quei doni di quel seme da cui quella certa specie ha preso origine, e dei semi che sono simili ad essa. Di conseguenza, impiegando soltanto cose umane, l’uomo non attrarrà i doni propri del pesce o degli uccelli, ma doni umani ed altri simili. Ma se impiega cose che rientrano sotto il dominio di una certa stella e di un certo dèmone, attrae il particolare influsso di quella stella e di quel dèmone, come un pezzo di legno trattato con lo zolfo per raccogliere una fiamma presente ovunque. Egli attrae questo influsso non soltanto attraverso i raggi della stella e il démone, ma anche attraverso la stessa Anima del Mondo che è presente ovunque.  In essa è infatti presente la ragione di qualsiasi stella e démone. Essa è in parte una ragione seminale in virtù della quale può generare, in parte una ragione esemplare12 in virtù della quale può conoscere.” 13   

Dunque, secondo Marsilio Ficino tutte le forme materiali, ovvero le specie, sono determinate dall’anima. La materia di per sé è immobile e priva di qualità. Questi concetti, usati in maniera particolare da Agrippa von Nettesheim (1486-1535) e da Paracelso (1493-1541), vengono oggi nuovamente presi in considerazione, poiché resi più comprensibili dalle cognizioni della fisica quantistica. Partendo dal XVII secolo fino ai giorni nostri, l’idea di un’anima del mondo era praticamente bandita a causa della completa separazione concettuale tra soggetto ed oggetto.

La separazione tra soggetto ed oggetto

In conseguenza della separazione tra soggetto ed oggetto sancita da René Descartes (1596-1650) nell’ambito delle scienze naturali l’interesse scientifico si è spostato sulla considerazione esclusiva degli oggetti. Questa visione del mondo, fissata esclusivamente sulla materia, ha le sue radici nell’antichità (Democrito, Lucrezio ecc.) – che trovò però priorità assoluta con la determinazione della misura, del numero e del peso come criteri scientifici esclusivi, per opera di Galileo Galilei (1564-1642).14

Tutti gli sforzi in tal senso da parte dell’alchimia del XVI secolo per superare questa separazione non avevano più alcun influsso a fronte del successo del nascente empirismo e furono accantonati a mancanza di scientificità.

Per effetto del razionalismo introdotto da Descartes, nel XVII secolo, la visione razionale del mondo si staccò anche dalla dimensione religiosa e raggiunse il suo apice con la meccanica di Isaac Newton (1642/43-1726). L’ulteriore sviluppo delle scienze naturali del XVIII e XIX secolo, favorito dalla teoria dell’evoluzione interpretata in maniera puramente materialistica, portò infine alla completa negazione della trascendenza, negazione che ai giorni nostri viene ulteriormente rinvigorita da un ateismo militante, anche se quest’ultimo appare ormai a sua volta superato.

La svolta empirica

La nuova visione del mondo, sostenuta soprattutto dalle scoperte della fisica, ha portato ad una svolta, che ammalia non solo il campo delle scienze naturali, ma progressivamente anche il resto del mondo. Le scoperte della fisica quantistica, secondo le quali esiste una parte non empirica della realtà che con le sue leggi nascoste forma la base della nostra vita, hanno sottratto lo spazio alla dizione misura – numero – peso. Gli elementi costitutivi della realtà non sono cose, energie e forze materiali, ma bensì forme non materiali da cui emana il mondo visibile con le sue strutture ed i suoi oggetti. Tutto proviene dall’Uno, dallo spirito universale, anche la nostra vita come pure la nostra coscienza e le strutture fisiche del mondo visibile.15

Questo mondo visibile, persino nei piccoli ambiti, si rivela sempre più imperscrutabile e richiede la supposizione di una forza regolatrice fondamentale. A conferma di ciò, basti pensare che il numero delle sinapsi fra le cellule nervose è stimato sui cento bilioni. Le fibre delle cellule nervose di un unico cervello umano, se riunite in una sequenza, raggiungono una lunghezza di 100.000 chilometri. Se per di più si volesse cercare di determinare il numero dei possibili collegamenti tra cellule nervose, il potere dell’immaginazione è destinato a soccombere, poiché il loro numero è più grande degli atomi presenti nell’universo.

Pur facendo parte delle grandi conquiste della scienza moderna, il sostituire la finalità con la causalità ed i miti con l’ineluttabile necessità insita nell’evento naturale, il limitarsi della scienza naturale sulle parti causalmente descrivibili dell’evento naturale, contiene in sé la rinuncia alla spiegazione degli avvenimenti mondiali nel loro complesso. Qui siamo di fronte alla domanda posta da Günter Ewald:

“Chi o che cosa dirige però la sinfonia cosmica, chi decide scopi e mete? Questo non lo sappiamo. Ci limitiamo alla mera descrizione del fenomeno della nascita dello spirito nell’universo e precisamente nel senso del ,principio antropico forte‘ (formulato dal fisico Brandon Carter) che descrive una creatura intelligente quale meta cosmica. La strada porta dallo spirito universale allo spirito individuale, attraverso la materia, ma non quale funzione e nemmeno quale polo inverso della stessa. Noi non pensiamo in modo monistico né in modo dualistico nel senso comune della parola. L’uomo cosciente di sé è nato da un divenire universale, come individuo e non solo come esemplare di una specie di indole sociale, ma non normato collettivamente. Anche la mistica, scoperta dalla biologia cerebrale per le sue ricerche, rinvia alla dialettica tra la felicità percepibile solamente come Io ed il dileguarsi in un’unità cosmica. Esperienze di premorte confermano ciò e portano inoltre il nostro sguardo in direzione di una traccia che può essere vista come una sensata continuazione del principio antropico: l’individuo è effimero, ma immortale; ovvero espresso in un linguaggio tradizionale: esiste un’anima immortale. La méta “uomo” è l’inizio di un percorso che porta oltre e attraverso la morte. L’esperienza dell’amore e dell’affetto è impostata per essere duratura e manifesta segni che questa durata sia reale. Le nostre considerazioni di filosofia naturale arrivano a questo limite: oltrepassarlo è compito di fede e religione.”16  

Nel discorso dello “Spirito Universale” si tratta d’un principio integrale che si concretizza in archetipi, sincronicità, convergenza, ma anche nelle leggi della natura.

L’Anima del Mondo non è solo idea, ma anche principio attivo che crea l’avvenimento materiale ed immateriale, dietro al quale sta il Creatore. Il principio attivo di per sé non è però il Creatore, ossia Dio.

Con il sapere di cui disponiamo oggi dobbiamo presupporre che il mondo dei fenomeni non possa venire interpretato né nelle sue forme né nel suo aspetto temporale senza postulare un fondo d’informazione di natura non materiale. Nulla può generare se stesso nella propria forma e nel proprio aspetto temporale senza una corrispondente informazione di sottofondo. In questo contesto è plausibile l’idea di un’Anima Mundi, di un’Anima del Mondo.

ANIMA MUNDI

L‘ Anima Mundi è dunque la fonte plasmante d’informazione di natura non materiale di tutti i fenomeni dello spazio-tempo. Per dirlo con Burkhard Heim, questa è la parte non materiale delle strutture del mondo materiale. Ogni struttura dello spazio-tempo è formata e mantenuta tale dalla struttura d’informazione dell’anima del mondo. Ciò significa che l’anima del mondo non rappresenta una struttura spirituale in sé omogenea, ma possiede nel suo ambito almeno tante strutture quante sono le forme dello spazio-tempo, ovvero quelle esistite in passato, quelle ora esistenti e quelle che esisteranno in futuro.

L’anima individuale delle forme dello spazio-tempo

L’anima individuale delle singole forme dello spazio-tempo trae origine ed ha le sue radici nell’Anima Mundi e da lì essa gestisce e mantiene la sua forma di spazio e tempo. Nell’ambito dello spazio-tempo le forme così strutturate vanno dalla pietra all’uomo. Anche la pietra, come ogni altra forma prettamente materiale, è formata e supportata da una struttura d’informazione dell’Anima del Mondo e precisamente con quella forza creativa necessaria a formare in questo caso la pietra, così come avviene per ogni altra forma materiale dello spazio-tempo. Quanto più complesse e più grandi sono la forma e la capacità di espressione della struttura dello spazio-tempo, tanto maggiore è il suo contenuto d’informazione proveniente dall’Anima del Mondo.

Forme di esistenza

L’unico che in tempi recenti ha ripreso in mano l’idea di una forza ordinante di fondo differenziata degli eventi dello spazio-tempo è il fisico Burkhard Heim (1925-2001, fig. 3).

Heim non parla solamente di strutture del mondo fisico e del loro corrispettivo non materiale, ma anche di gradi di organizzazione che, partendo da n = 0 nel caso di strutture sub-materiali, arrivano a n ≥ 25 nel caso di processi mentali. Ciò significa che non tutto è riducibile alla dimensione molecolare, ma che i gradi di organizzazione seguono le proprie leggi.

Questi livelli di organizzazione sono inseriti nei sub-spazi di uno spazio a dodici dimensioni costituito:

  • dallo spazio-tempo R4 con le coordinate x1-x4 ,
  • dall’organizzazione R6 con le coordinate organizzanti x5-x6 del sub-spazio organizzante S2 ,
  • dall’informazione R8 con le coordinate informanti x7-x8 del sub-spazio di informazione I2 e da R12 ,
  • il sub-spazio con le coordinate x9-x12 , il cosiddetto G.

In questo schema I2 e G4 formano la parte non materiale del mondo.

Fig. 3: Burkhard Heim

Per le coordinate  x1-x8 Heim afferma che è possibile individuarne la semantica e che si possono ricavare le loro lunghezze elementari. Per le ultime quattro coordinate invece (x9-x12 di R12 ) non vi è più possibilità d’interpretazione. Secondo Heim esistono lunghezze elementari che peró non possono venir ricavate. È questo il motivo per cui lo spazio con le 4 coordinate non interpretabili venne chiamato semplicemente G4, dove G sta per l’espressione talvolta usata dai fisici inglesi, „GOK“ („God only knows“).

Tutti i processi nell’ambito di R4 , ovvero nello spazio-tempo, vengono guidati dall’interno dell’iperspazio R12 tramite il sub-spazio di informazione I2 (x7 e x8 ) ed il sub-spazio dell’organizzazione S2 (x5, x6), che secondo Heim lascia dedurre i seguenti gradi di organizzazione:

Nell’ambito dei livelli di organizzazione al di sopra del grado di organizzazione della materia, nell’ambito di esistenza (α), ovvero la Physis (ordine di grado n = 0 – 7), compare con n = 7 una nuova forma di autonomia che non è spiegabile fino in fondo con le leggi fisiche oggi note. Si tratta degli ambiti di esistenza descritti come Bios, Psyche e Pneuma.

Il livello esistenziale (β), ovvero il  Bios (ordine di grado n= 8 –15), comprende la totalità delle leggi dei comportamenti biologici collegati con un’attiva autogestione.

Questi comportamenti vengono diretti dall’iperspazio R12 e sono quindi, secondo Heim, esaminabili empiricamente in maniera particolarmente chiara quando si tratta di strutture R– con livelli di organizzazione estremamente alti del sub-spazio di organizzazione S2 (x5, x6) di R12, poiché simili strutture spazio-tempo possono facilmente venir considerate quali organismi viventi. La comprensione dei concetti di Bios, Psyche e Pneuma esige appunto uno sguardo dietro all’ombra della Physis.

L’ambito di esistenza  (γ), ovvero la  Psyche (ordine di grado n = 16 – 24), implica la totalità delle leggi dei comportamenti psichici nell’ambito del vissuto, della percezione e del sentimento. Essendo dunque la materia di un soma vivente completamente strutturata, partendo dall’ordine di grandezza macroscopico fino al livello atomico, il Bios (β) deve implicare la Physis (α) e, di conseguenza, la Psyche (γ) come totalità delle leggi di comportamento psichico, l’ambito del Bios, mentre la totalità delle leggi mentali quale ambito di esistenza del Pneuma (δ) deve a sua volta implicare la Psyche.

L’ambito di esistenza (δ), ovvero il Pneuma (ordine di grado n ≥ 25), contiene la totalità delle leggi mentali corrispondenti al pensiero, alla riflessione, all’intuizione, alla creatività fino alla saggezza.

Sebbene il quadruplice profilo descritto delle forme esistenziali percepibile sembri essere interconnesso in una forma gerarchica δ →  γ → β → α, secondo Heim l’uomo si differenzia notevolmente dal fondo della biosfera terrestre attraverso la manifestazione della persona mentale soggetta all’ambito δ. In tal modo al momento della morte il soma vivente compreso ed inserito negli ambiti γ → β → α scioglie il suo legame con γ e β per rimanere completamente nell’ambito della Physis α (disgregazione del soma), mentre la persona supportata dal Pneuma δ non può più venir percepita come personalità ovvero come portatrice della persona.

Secondo Heim, l’ambito esistenziale del Pneuma così strutturato permette quindi, in virtù della sua autonomia di riflessione, di trarre la conclusione circa l’esistenza di una persona postmortale, di una sopravvivenza della base spirituale portatrice della persona nel passaggio da γ → β → α dopo la morte.

Si possono avere dei dubbi riguardo a questo tentativo di strutturazione matematica delle varie forme di esistenza dell’uomo. Ma, in ogni caso, Heim ha posto l’attenzione su un aspetto: e precisamente che nel caso delle strutture spazio-tempo, partendo dalla pietra fino all’uomo, strutture di informazione diverse tra loro in ordine di grandezza e qualità, formano la base del lato non materiale del mondo materiale. Ciò significa, che ogni forma nello spazio-tempo è formata e supportata da una struttura d’informazione non materiale, che in base al grado di libertà della singola forma, si distingue per qualità e grandezza.

Mentre Heim tenta di dimostrare matematicamente questa unità di struttura, io vorrei limitarmi al lato puramente descrittivo, per illustrare le varie forme che compaiono in natura, con particolare riferimento all’uomo.

L’anima individuale dell’uomo

Come sopra illustrato, ogni forma dello spazio-tempo è formata e supportata da una struttura d’informazione dell’Anima del Mondo, e precisamente in quell’ordine di grandezza d’informazione e potenziale di forza creativa che si rende necessario dalla formazione della pietra fino all’incarnazione dell’uomo. Il massimo grado d’informazione viene raggiunto dal supporto non materiale della persona, ovvero l’anima dell’uomo, per cui in questa sede ci si soffermerà su questo aspetto.

Fig. 4: Le anime individuali primordiali

L’anima, quale modello basilare della vita umana, rappresenta fin dal principio la forza creatrice. Senza di lei non può essere generato alcun essere umano, poiché al pari delle particelle elementari, che possono unirsi in una forma solo tramite la struttura dell’informazione, così anche l’uomo non può formarsi e sussistere senza la struttura d’informazione della sua anima individuale. Siccome l’uomo comprende gli aspetti esistenziali di Physis, Bios, Psyche e Pneuma, la sua anima individuale deve fornire questi ambiti con i necessari contenuti d’informazione. Va considerato che la stessa anima individuale è una forma d’informazione dell’anima del mondo (fig. 4) e precisamente fin dall’inizio, come cita la Bibbia:

“Mi fu rivolta la parola del Signore: Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Jer 1,4-5).

Secondo Marsilio Ficino l’Anima del Mondo contiene tante ragioni seminali (rationes seminales) quante sono le idee nello spirito divino, ed è pertanto in grado di produrre nella materia tante specie quante sono le ragioni seminali.17

Il gran numero e la particolarità delle anime individuali sono programmati, ma la formazione concreta dell’uomo, come di ogni altra forma nello spazio-tempo, avviene attraverso l’anima individuale con la programmazione corrispondente del substrato materiale.

L’anima incarnata

Nell’incarnazione dell’anima non è l’anima a calarsi nel corpo, ma è il corpo ad essere formato dall’azione dell’anima (Fig. 5). Ciò comporta che anche particelle elementari possiedono un’anima, poiché senza struttura d’informazione immateriale non può formarsi alcuna struttura nello spazio-tempo. Secondo questo concetto dell’anima la distinzione tra anima bruta (anima della materia), anima vegetativa (anima dei pianti), anima sensitiva (anima degli animali) ed anima spiritualis (anima spirituale) nell’uomo non significa che si tratti di quattro forme separate di anima, ma semplicemente di quattro diversi aspetti di un’unica anima nella struttura dello spazio-tempo. L’anima, nel suo aspetto unitario, alimenta e sostiene i singoli ambiti dell’essere in conformità alla sua capacità espressiva, con la necessaria struttura d’informazione. Gli ambiti di cui si parla sono: Physis, Bios, Psyche e Pneuma.

Fig. 5: L’anima incarnata come forza formativa e vitale del corpo e come fonte spirituale

Mentre la dimensione della Physis, la natura inorganica dell’uomo, come ad esempio i microelementi, abbisognano di una minima struttura d’informazione, nella dimensione del Pneuma si trova la massima espressione della struttura d’informazione nello spazio-tempo. È questa sbarra dello spazio-tempo a impedire la diretta percezione dell’anima. Un incontro di tale genere richiede, infatti, la fuoriuscita dallo spazio-tempo, così come avviene nelle esperienze creative e produttive, in stati di coscienza alterati, in casi di esperienze mistiche. Per questo viene anche assicurata l’interazione dei singoli ambiti dell’essere. L’opinione diffusa che l’organismo generi la propria coordinazione globale tramite il principio di autoorganizzazione non risponde nemmeno alla domanda di chi sia il coordinatore.

Il coordinatore è l’anima incarnata dell’uomo, sia in forma di forza formante e vitale dei microelementi, dell’organismo e dei sensi che dello spirito. Le differenze individuali risultanti sono principalmente conseguenze di varianti delle caratteristiche dell’organismo a causa di predisposizioni fisiche derivanti da fattori ereditari e da altri fattori con cui l’anima è confrontata nel processo di formazione dell’uomo, ma non nel senso che sia il corpo a determinarne la formazione. La formazione elementare è sempre supportata dall’anima inserita nell’Anima del Mondo che a sua volta avvolge tutto il cosmo. Ne risulta che l’anima individuale, nella sua specifica espressione, sia determinata non solo dalle caratteristiche fisiche del corpo, ma anche dal cosmo – questo non nel senso di una modificazione dell’anima bensì nel senso delle sue possibilità di espressione nell’uomo. Questa possibilità di espressione è tanto maggiore quanto più liberamente si può esprimere l’anima. Ciò significa che intelligenza e talento vengono condizionati dal corpo e dall’ambiente circostante. Marsilio Ficino parla di qualità speciali dell’anima e la Bibbia di particolari talenti dello spirito assegnati da uno spirito, lo Spirito Santo, che si esterna dove vuole.

8 A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9 a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; 10 a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. 11 Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (1 Cor 12,8-11).

Tale spirito sta però al di lá dell’Anima del Mondo. La sua azione è da ricercare solo in caso di doti particolari. In questo caso si può trattare di una specifica modificazione dell’anima individuale fin dall’inizio o anche di una modificazione dell’anima già incarnata ovvero dell’incarnazione stessa, eventualmente solo per tempi determinati. Si pensi ad esempio al comparire periodici di fasi creative. Qui sono però da intendere fasi del tutto straordinarie di creatività.

Qualsiasi cosa accada nell’individuo, la fonte di tutto è sempre l’anima individuale. In questo processo l’ampiezza della forma di manifestazione dell’anima nello spazio-tempo è sempre determinata dall’alternante influenza di corpo e spirito. Così, uno stato di coscienza elevato, come ad esempio l’estasi, comporta una riduzione della reazione dell’organismo e della psiche, poiché l’azione dell’anima è completamente incentrata sulla visione estatica. La persona che si trova in stato estatico è del tutto limitata nella percezione dell’ambiente circostante, nella sua sensibilità e capacità di percepire, ma nella sua visione spirituale si trova invece in estrema chiarezza.

D’altro canto, nel caso di un forte sforzo fisico, come ad esempio in campo sessuale, l’elemento spirituale si arena del tutto. Ciò significa che la nostra anima individuale nel caso di alta concentrazione fisica è solo relativamente presente in campo spirituale.

Il rapporto armonioso tra anima e corpo esige un’espressione equilibrata dell’anima negli ambiti di Physis, Bios, Psyche e Pneuma. Sollecitando l’attività di un singolo ambito, ne è trascurato un altro e l’equilibrio viene ristabilito solo se questo avviene per un tempo ben circoscritto. Nel caso di continua sollecitazione del campo fisico si determina un definitivo calo di Psyche e Pneuma e questo può portare ad un impoverimento psichico e spirituale. Al contrario, una costante accentuazione dei sentimenti, della Psyche, può provocare la trascurazione del corpo e dello spirito fino ad uno stato di degrado. Per contro, una continua sollecitazione del Pneuma, dello spirito, può portare all’impoverimento delle emozioni e delle funzioni corporee.

Siccome l’equilibrio personale dipende dall’armonia tra Physis, Bios, Psyche e Pneuma, in caso di disturbi ogni forma di terapia deve orientarsi in direzione di un’armonizzazione di questi ambiti d’azione. Il successo nella mia pratica psicoterapeutica è aumentato in maniera esponenziale nel momento in cui mi sono appunto concentrato sull’armonizzazione di questi ambiti. Si trattava in primo luogo di scoprire dove si trovava la causa prima del disturbo. La causa poteva localizzarsi nella Physis, per esempio nella forma di una mancanza di Silicio, oppure in fattori ambientali, ma anche in sofferenze in ambito biologico, in disturbi psichici o in conflitti spirituali. Uno psicoterapeuta, un medico o pedagogo che non tenga conto di tutte queste forme di espressione dell’anima, rischia di combattere battaglie illusorie in un singolo ambito, senza quindi poter avere un vero successo omnicomprensivo. Potrebbe quindi capitare che un paziente venga curato in ambito psicologico, ma che in verità abbia nel suo Bios un tumore al cervello.

Anima individuale e fenomeni di frontiera

La visione integrale delle forme di espressione dell’anima individuale permette di fornire una spiegazione anche per quei fenomeni di frontiera che hanno a che fare con creatività, con esperienze paranormali, con intuizione, con ispirazione ed esperienze mistiche.

 a) Creatività

Nel caso della creatività, per esempio, l’artista sprofonda negli spazi della sua anima e durante la fase ispirativa può spingere in certe circostanze fino al fondo dell’Anima Mundi, dove può entrare in contatto con altre anime e con lo Spirito del Mondo che in sé tutto riunisce. Durante questo processo può vivere delle esperienze che trascendono il limite dell’anima individuale e che, viste dal di fuori, possono manifestarsi come depersonalizzazione. In gergo si dice che “dà di matto” e in psichiatria si parla di attacco psicotico, specie quando il ritorno ad uno stato normale tende a tardare o viene addirittura a mancare.

Il ritorno allo stato normale di veglia riesce all’artista soltanto se egli è in grado di integrare questa esperienza trasbordante, concretandola al ritorno dal suo sprofondamento nell’anima in modo tale che gli sia possibile ricordare almeno in parte le forme del vissuto al momento del rientro nello stato di veglia ed in modo da potersi ricollegare in qualsiasi momento all’essenza dell’esperienza vissuta, per essere in grado di tradurla nella dimensione spazio-tempo in immagine o suono. Il vero artista, nella realizzazione della sua opera, deve infatti saper fuoriuscire dal suo stato di veglia, anche se solo per secondi, per entrare nel più profondo della sua anima, per rivisitare il vissuto originale e vivificarne così il ricordo.

L’originale creativo resta nello spazio interiore e può essere riprodotto solo in maniera mediata con i mezzi della dimensione esteriore, poiché il vissuto nello spazio interiore sarà sempre più grande della riproduzione nell’esteriore.

 b) Esperienze paranormali

Seguendo questo percorso verso l’interiore, si possono spiegare anche tutta una serie di esperienze paranormali come la chiaroveggenza, la precognizione, la retrocognizione, la telepatia, visioni ecc., essendo appunto possibile, tramite il profondo della propria anima, la comunicazione con altre anime e con l’Anima Mundi. Non ci si deve quindi stupire se le esperienze paranormali raggiungono la loro maggiore profondità ed intensità nel momento in cui la persona interessata si trova in uno stato di coscienza alterata ossia in uno stato dove si libera dai limiti imposti dallo stato fisico, sprofondandosi in parte o completamente nel profondo della propria anima, per entrare liberamente in comunicazione con altre anime e con l’Anima Mundi.

Importante a tale proposito é quante informazioni autentiche l’anima riesce a trasferire nello stato di vigilanza senza mescolarle coi contenuti e coi ricordi dello stato di veglia, o senza sostituirle o falsificarle. Sappiamo da tanti rendiconti su esperienze di sprofondamento, di visioni ed estasi, che il vissuto interiore può essere espresso solo limitatamente attraverso la coscienza vigilante. Condizione di base affinché ciò avvenga è che l’individuo veramente si cali nel profondo della propria anima e non si lasci depistare da un mero insieme d’associazioni. Tali associazioni o esperienze a livello di risonanza fisica sono quindi sempre da tenere in considerazione nell’ambito delle esperienze paranormali, poiché ognuna di queste esperienze può presentare un ampio spettro di espressioni.

Si potrebbe a questo punto tentare una spiegazione per ogni singola esperienza paranormale, ma questo ci porterebbe troppo lontano dall’ambito di questa trattazione. Per questo si cercherà di spiegare solo fenomeni singoli con carattere rappresentativo per tutto l’ambito delle esperienze al di fuori della percezione normale.

Retrocognizione

Possiamo partire dal presupposto che nell’Anima Mundi, entro lo spazio-tempo, lascino traccia di sé sia l’avvenimento cosmico che quello individuale, formando una Memoria Mundi. Al contrario della concezione della cronaca dell’Akasha, secondo cui avviene una  registrazione della memoria del mondo nell’etere del mondo stesso, la registrazione della memoria qui illustrata avviene per unità strutturali informative appartenenti all’Anima Mundi che in sé tutto comprende parimenti alle esperienze delle anime individuali dei vivi e anche dei morti, le quali anime, dopo la morte del rispettivo individuo, arricchite del bilancio della vita dell’individuo stesso, continuano a sussistere.

Nel caso della retrocognizione, la facoltà di guardare indietro nella storia, l’individuo attingerebbe o riceverebbe l’informazione sia dalla memoria dell’Anima Mundi sia dall’incontro con altre anime individuali, sia dal profondo della propria anima. Anche qui si corre il grave rischio della modificazione dell’informazione ricevuta nell’atto di trasmettere il vissuto nello stato di veglia e questo soprattutto quando la retrocognizione si manifesta in forma di una visione: il che è quasi sempre il caso. L’informazione recepita nell’interiore come visione solitamente non si presta ad essere riprodotta nel conscio e necessita inoltre di un’interpretazione, che a sua volta può avvenire solamente in forme concettuali temporali.

La situazione che qui ci si presenta è che l’individuo che ha vissuto la retrocognizione è pienamente convinto dell’autenticità del proprio vissuto senza poterlo però adeguatamente esternare, poiché mancano i dati concreti che potrebbero convincere un estraneo. In ultima analisi, l’avvenimento così vissuto può solo convincere i terzi mediante la descrizione di dettagli.

Un’informazione verbale diretta, come ad esempio una “voce diretta” in presenza di avvenimenti complessi, è molto improbabile.

Precognizione

Molto più complessa della questione della retrocognizione è, in questo contesto, senza dubbio la precognizione. Al contrario della retrocognizione la precognizione non può attingere l’informazione dalla cronaca universale del mondo, poiché l’avvenimento non è ancora comparso nella dimensione temporale.

Potrebbe dunque in questo caso trattarsi della presa di conoscenza di una struttura di avvenimenti presenti nell’Anima Mundi aventi la caratteristica di manifestarsi nello spazio-tempo, sempre che non ci si voglia rifare alla dimensione dietro all’Anima Mundi, identificabile con l’intercessione divina, in particolare dello Spirito Santo, nel senso inteso come dono della profezia.

Nel caso della profezia il veggente è semplicemente il vettore di un messaggio che penetra nel suo interiore, mentre nella fattispecie della precognizione il processo stesso della cognizione avviene direttamente nella dimensione interiore. Senza entrare qui nel dettaglio dei vari esperimenti, come quelli effettuati con il sig. Gerard Croiset, i resoconti su predizioni derivanti da una visione interiore sono così numerosi che non se ne può fondamentalmente negare l’esistenza. E qui penso alle numerose predizioni, specie quelle riguardanti la propria morte con indicazione dell’ora, da parte di Beati e Santi. Essendo la precognizione un fatto di predizione di avvenimenti nello spazio-tempo, questi non possono già produrre effetti all’interno dell’Anima Mundi. L’idea dell’assenza dello spazio-tempo in quest’ambito è inopportuna, trattandosi appunto di fenomeni legati al tempo. Per quanto riguarda i cosiddetti esperimenti sulla precognizione, si potrebbe pensare ad un incontro della persona oggetto dell’esperimento con la situazione reale nell’interiore, nel caso in cui accanto alla costellazione degli argomenti siano coinvolte nell’esperimento anche delle persone – ciò nel senso che la preferenza di scelta della persona coinvolta è riconosciuta già prima di operare la scelta e può essere quindi predetta ovvero manipolata nella dimensione interiore.

Nel caso della previsione di un avvenimento fatta indipendentemente dalla persona, si parla di profezia.

Profezia

A differenza della precognizione, dove la persona che vive il fenomeno gestisce l’avvenimento, nel caso della profezia la persona che fa una dichiarazione è una mera ricevitrice del messaggio circa un avvenimento futuro che esterna senza un commento.

Il profeta dunque parla come uno che possiede il potere, essendo sicuro del manifestarsi dell’avvenimento. Il messaggio può venire perciò solo da un’istanza in grado di dominare il tempo. Il profeta fa dunque semplicemente da tramite nella comunicazione di un avvenimento futuro senza gestire nulla. Ciò significa che il veggente riferisce un messaggio che egli stesso ha ricevuto oppure un’immagine che insistentemente gli si presenta. In tutti i casi in cui il veggente riferisce interpretazioni delle proprie esperienze interiori, questo non ha nulla a che fare con il fenomeno della profezia.

Premesso ciò, la profezia può in ultima analisi essere solo vista come un’ispirazione divina, poiché eventi futuri non sono accessibili all’uomo neanche tramite l’Anima Mundi. Nel contatto con l’Anima Mundi possono invece essere riconosciute tendenze di avvenimenti futuri che poi si manifestano nello spazio-tempo. In casi simili si parla di premonizioni ovvero di precognizione. Se nel caso di tutte queste esperienze si tratti veramente di profezia, premonizione o precognizione, può essere deciso soltanto dopo la manifestazione dell’evento preannunciato nello spazio-tempo. Di particolare importanza sono allora l’esattezza della predizione fin nei dettagli e la persona che effettua le dichiarazioni.

Di profezia si può parlare soltanto se l’informazione contenuta nella predizione arriva al veggente come messaggio diretto o come immagine, indipendentemente dal suo stato d’animo e dal suo impegno personale, comunicata con il solo impulso dell’informazione ed eseguita senza alcun commento.

Telepatia, chiaroveggenza e telecinesi

I correnti esperimenti fatti per spiegare la telepatia, la chiaroveggenza e la psicocinesi si servono del concetto di percezione extrasensoriale (ingl. extrasensory perception, ESP). Con ciò è intesa la percezione di processi, di oggetti e di apparizioni appartenenti al passato, presente e futuro sia al di fuori delle modalità dei sensi comunemente noti (i sensi del volto, dell’udito, del tatto, dell’olfatto e gusto) che al di fuori delle leggi naturali a noi note. In senso lato appartengono a questa categoria anche i presentimenti, le premonizioni, i sogni reali e le intuizioni.

In conseguenza del fatto che in psicologia si è abbandonato il concetto di anima, si cerca la spiegazione a questi fenomeni nelle forme di comunicazione con struttura materiale che superano lo spazio-tempo.

Secondo il nostro modello di Anima del Mondo e anima individuale si presentano le seguenti forme di spiegazione senza trascurare le informazioni di strutture dello spazio-tempo e delle risonanze:

La telepatia è una trasmissione d’informazioni tramite il fondo dell’anima individuale in direzione d’un’altra anima individuale ovvero il ricevimento d’informazioni tramite il fondo dell’anima da un’altra anima individuale.

La chiaroveggenza è da intendere quale percezione d’informazioni tramite il fondo dell’anima dall’Anima Mundi in forma di visione.

La telecinesi è un influsso specifico dell’anima individuale attraverso il fondo dell’anima in direzione dell’anima individuale del relativo oggetto. Secondo il nostro modello ogni forma ha anche un’anima da intendere come struttura portatrice d’informazione, così anche la pietra, come già esposto più sopra.

I presentimenti sono la percezione d’informazioni attinte dall’Anima Mundi tramite il fondo dell’anima oppure assunte tramite il collegamento con anime individuali in una forma percettiva più o meno strutturata che poi di solito viene più dettagliatamente interpretata dal ricevente. In tal modo però è troppo facile che influssi soggettivi portino a delle interpretazioni erronee.

I sogni premonitori sono anch’essi percezioni d’informazioni attinte dall’Anima Mundi tramite il fondo dell’anima oppure assunte tramite il collegamento con anime individuali, perlopiù in configurazioni chiare e plastiche, in una serie di immagini oppure come immagine fissa. Un sogno premonitore può essere valutato in quanto tale solo dopo che il fatto è realmente avvenuto. Se l’avvenimento dimostra essere la predizione di una realtà futura ed è indipendente da influssi personali, sarebbe opportuno parlare d’ispirazione trascendentale, dal momento che Anima Mundi e anima individuale non contengono ancora in sé l’avvenimento futuro nello spazio- tempo.

Le intuizioni sono da intendere quale percezione d’informazioni attinte da parte dell’anima individuale tramite il fondo dell’anima dall’Anima Mundi in forma visionaria, emozionale o cognitiva. Si tratta in tal caso d’un arricchimento dell’immaginario che supera il sapere ed il sentire individuale. Ecco dunque che le intuizioni avvengono in stati alterati di coscienza, che possono andare dal semplice stato di assopimento fino all’estasi.

Con tali esempi s’intende illustrare che esperienze fuori del normale o straordinarie, fino ad arrivare alla telecinesi, avvengono attraverso il fondo dell’anima individuale5. Per quanto riguarda l’Anima Mundi, si deve dire che questa è presente in tutto il cosmo e che quindi coopera indirettamente ovunque.

Esperienza extracorporea

Nel caso della cosiddetta esperienza extracorporea sembra che la coscienza si trovi al di fuori del proprio corpo. Il fenomeno risulta diffuso in tutto il mondo e può assumere le forme più diverse, dalla sensazione di non possedere il corpo fino alla sensazione di fluttuare sopra il proprio corpo o di stare accanto al proprio corpo o di fare l’esperienza di percorrere un tunnel, incontrando alla fine volti familiari oppure entità estranee.

A titolo di esempio vorrei citare qui solo l’esperienza extracorporea fatta da me personalmente nel maggio del 2013, visto che combacia con numerose testimonianze dello stesso genere.

In uno stato prossimo alla morte, ho vissuto un’esperienza in piena coscienza dove accanto al mio letto si è aperta in lunghezza e larghezza una piana su cui io mi vedevo incamminato in forma di una piccola persona. La quasi insopportabile pesantezza del corpo che mi aveva oppresso fino a quel momento era fulmineamente sparita e fu sostituita da una sensazione di leggerezza infinita, di libertà e felicità che aveva fatto sorgere in me una gioia di vivere mai provata prima. Desideravo che questo mio stato durasse in eterno. Purtroppo il piano di orizzonte si ritirò ben presto di nuovo dentro i limiti del letto e la percezione del corpo materiale con tutte le sue limitazioni prese improvvisamente di nuovo il suo posto, con la stessa velocità con cui prima era sparita. Per me fu uno shock. Siccome avevo vissuto il tutto in piena coscienza, cercavo ora di reinserirmi in questa esperienza extracorporea, ma senza alcun successo. Secondo la mia stima, il tutto non doveva aver durato più di un minuto. Come indimenticabile consolazione mi rimaneva però il ricordo del vissuto, che potevo in ogni momento richiamare visualmente alla memoria, purtroppo però senza quella sensazione di felicità e senza quella sensazione di essere al di fuori dello spazio e del tempo. Dunque, questa sensazione di felicità posso averla vissuta solamente con la fuoriuscita dell’anima dalla dimensione dello spazio-tempo e nell’atto di vivere il fondo dell’anima. Siccome non si è verificato un incontro con altre entità, sarà improbabile anche l’incontro con l’Anima Mundi.

c) Guarigione paranormale

Anche nel caso di guarigione paranormale si possono postulare spiegazioni fondate su questo modello di anima. Da una parte si può ipotizzare che una rafforzata accentuazione del “Bios” attraverso l’anima individuale può conferire all’organismo del guaritore una maggior efficacia la quale si riversa positivamente sull’organismo del cliente.
Potrebbe però anche essere che il guaritore, tramite il proprio fondo dell’anima, indirizzi con più forza l’anima del cliente in direzione del corpo, sostenendo così il processo di guarigione. Dopotutto, infondo, non solo ogni ipnosi è un’autoipnosi, ma anche ogni guarigione è un’autoguarigione. In questa dinamica la guarigione può essere sostenuta dall’azione bioenergetica del guaritore come però anche dal paziente stesso, in quanto l’anima individuale del paziente può esercitare un’azione armonizzante sul proprio organismo.

Parimenti è anche plausibile che l’azione bioenergetica e quella dell’anima individuale si rigenerino vicendevolmente l’una con l’altra, provocando così un’accelerazione del processo di guarigione. A tale proposito ricordo la guarigione di una donna che soffriva di eritrofobia, un arrossire determinato da stati di paura, che le impediva di uscire di casa. Attraverso un leggero contatto fisico per seguire e modificare la frequenza respiratoria, si è proceduto ad un’armonizzazione della respirazione. Nella successiva ipnosi la cliente è stata mandata a fare la spesa e, con un ordine postipnotico, le è stato suggerito l’atto di fare la spesa. Questa suggestione conteneva in un primo momento lo scopo di rafforzare la sicurezza interiore della paziente e ridurne lo stato di paura, in un secondo momento l’immaginazione di essere accompagnata dal terapeuta. Dopo poche sedute erano già superflue l’ipnosi e la suggestione postipnotica. Solo attraverso il richiamo nella memoria dell’atto della modificazione del respiro e del fatto di essere accompagnata a fare la spesa, la donna era in grado di lasciare la casa senza arrossire, di fare la spesa in modo autonomo, di dialogare e di tornare a casa. Più avanti fu anche in grado di tralasciare la suggestione dell’accompagnamento.

Questo semplice esempio tratto dalla mia esperienza in campo psicoterapeutico dimostra, come accanto al linguaggio corporeo anche il rapporto tra terapeuta e cliente possa essere fonte di guarigione. In tale ambiente si deve però tener conto sia della modificazione bioenergetica che di quella a livello dell’anima, dove entrambe devono ricongiungersi in completa armonia, e dove l’impulso del pensiero viene momentaneamente neutralizzato. Tale impulso può venire di nuovo attivato non appena sia stata riacquistata la sicurezza interiore.

Mentre nel caso dei disturbi delle funzioni somatiche e psichiche sopra descritte la guarigione può avvenire attraverso l’armonizzazione bioenergetica e interiore (dell’anima) per mezzo delle forze immanenti corporee e dell’anima, nel caso delle cosiddette guarigioni miracolose vi è bisogno di un ulteriore impulso.

d) Guarigione miracolosa

Si parla di guarigione miracolosa quando si tratta d’una guarigione da una malattia a livello organico che non è spiegabile secondo le conoscenze dell’attuale scienza moderna. Per esemplificare cosa s’intenda con ciò, vorrei citare un esempio concreto, ovvero la guarigione miracolosa di Thomas Athialil.

Fig. 6: Thomas

Fig. 7: Suor Alfonsa

Thomas Abraham Athialil nacque il 1° ottobre 1936 con un parto normale. Fin dalla nascita erano per tutti ben visibili le malformazioni che presentava: in tutte e due le gambe i piedi erano congenitalmente storti. Per ragioni economiche non si poté procedere ad un intervento chirurgico-ortopedico e così ci si limitò a trattare le parti deformi con grasso di pavone. Siccome il proseguimento della malattia fu abbandonato a se stesso, le anomalie congenite divennero irreversibili attraverso l’uso dei piedi per camminare.

Il 27 gennaio 1947 i familiari del ragazzo organizzarono un pellegrinaggio alla tomba della Serva di Dio Alfonsa dell’Immacolata Concezione. Dopo il ritorno a casa la malformazione sparì nella notte tra il 29 ed il 30 gennaio 1947 ed il ragazzo poté recarsi a scuola normalmente. La guarigione avvenne improvvisamente, completamente ed in maniera duratura, così come confermato anche dai medici.

Diagnosi: Entrambi i piedi con attaccatura storta congenita, grave deformazione nella forma di varus-equinus-adductus-supinatus.
Prognosi: Infaust quoad sanationem senza adeguato intervento chirurgico.
Terapia: Inesistente.
Genere della guarigione: Improvvisa, completa, duratura, non spiegabile in base alle normali conoscenze scientifiche.

Essendo una simile guarigione inspiegabile attraverso un’azione di forze immanenti o dell’anima, si deve presupporre un influsso soprannaturale e nel caso concreto per intercessione di Alfonsa, nel frattempo proclamata santa, per cui la guarigione diventa una guarigione miracolosa.

Qui sorge naturalmente la domanda di come avviene una simile influenza nell’ambito del trascendente. Si deve presupporre che l’avvenuta guarigione sia stata operata dalle energie immanenti dell’organismo che la devono in tal senso supportare e che a loro volta vengono guidate dall’anima individuale. Da ciò si evince che anche le stesse energie immanenti dovevano essere coinvolte nel processo di guarigione. Ne deriva che l’influsso trascendente ovvero divino, nel caso della guarigione miracolosa, è da intendere come forza che attraverso l’anima individuale è andata a modificare l’organismo in modo tale che i piedi abbiano assunto – e poi anche mantenuto – la loro forma naturale.

Sopravivvenza dopo la morte

Nella vita dell’uomo, accanto alle varie forme di coscienza, la questione della morte occupa un ruolo centrale se non altro, perché è il dato di fatto più certo della vita stessa e si contrappone diametralmente alla vita del corpo. Ciò è in relazione con il fatto che l’uomo, nella sua dimensione interiore, vuol essere eterno e felice. Nella dimensione temporale non sono realizzabili né l’uno né l’altro. Nella sua esistenza fisica l’uomo è letteralmente consumato dal tempo e proprio per questo è alla ricerca di una possibilità di superare la morte, conservando la propria personalità. In questo contesto ogni interpretazione della vita sul piano dell’informazione materiale è vano, poiché la dimensione corporea si dissolve nella morte. Solamente una matrice della personalità di natura non-materiale, un’anima individuale, garantisce la continuità della persona dopo la morte. In esplicazione del nostro modello possono essere fatte le seguenti affermazioni:

Nel momento della morte l’anima individuale si ritira nell’anima del mondo, mantenendo la continuità della propria coscienza ed arricchita del bilancio della propria vita temporale. Questo avviene per ogni anima. In tal modo il sopravvivere alla morte fa fondamentalmente parte della vita. L’anima individuale in questo passaggio rimane tale e quale con le proprie caratteristiche, al contrario di quanto affermato da altre concezioni, dove l’anima si dissolve nell’anima del mondo (Induismo) oppure nel subconscio collettivo (C.G. Jung). La morte riguarda alla fine solo la struttura che si trova nello spazio-tempo. Con l’esaurirsi del tempo si dissolve la forma temporale, ma non la persona che continua invece a sussistere come anima individuale nella dimensione dell’Anima del Mondo, arricchita con il bilancio delle esperienze fatte nella vita temporale. In tal modo si avvera l’anelito di eternità, ma non già quello di beatitudine. La beatitudine contiene in sé il concetto di una qualità che supera i limiti della qualità dell’anima del mondo e a cui si può dare solamente una risposta dal punto di vista teologico.

a) Eternità

Fornendo la risposta teologica, lasciamo la dimensione empirica. Questo si rende necessario in quanto l’empiria non contiene né l’eternità né la beatitudine eterna ovvero la

Fig. 8: La qualità dell’anima permeata dalla grazia divina

felicità duratura. In compenso il nostro modello di anima s’inserisce perfettamente nell’interpretazione teologica della vita e dell’anima individuale. La percezione di felicità può essere completa solo attraverso la partecipazione alla vita divina. L’uomo non può autoassegnarsi questa partecipazione, ma può solo riceverla da Dio che la concede liberamente, sempre che l’uomo si apra a quest’esperienza. In quest’integrazione con Dio l’anima acquista, attraverso la grazia, una qualità divina che durante l’esistenza temporale si estende anche alle dimensioni della Physis, del Bios, della Psiche e del Pneuma, per realizzare così già nella dimensione della vita terrena un’esistenza ad immagine e somiglianza di Dio.

Questa immagine e somiglianza comprende, oltre ad un’impostazione armoniosa dei quattro principi che agiscono nella nostra esistenza, anche la coscienza dell’essenza del nostro valore eterno e della nostra vocazione alla beatitudine eterna, che consiste nella nostra comunione d’amore con la Trinità di Dio. Gesù ci dice:

Fig. 9: In morte l’anima segnata da un’esistenza terrena senza rapporto con la grazia divina torna in continuità di coscienza nell’Anima Mundi.

“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Giov 14,23).

La presenza di Dio apre nell’uomo, da una parte, una dimensione divina nel senso di una deificazione dell’uomo stesso e, dall’altra, dona una dimora oltre e al di là dell’Anima Mundi, ovvero nell’Oltre divino.

A questa dimensione può accedere solo chi è rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo ed è in grazia divina. Chi non è nella grazia divina, ovvero non accetta l’invito di Dio, resta nell’Anima Mundi, lontano da Dio e lontano dalla felicità divina (fig. 9).

b) Beatitudine – felicità

Con la deificazione attraverso la grazia, invece, l’anima individuale viene assunta nell’Oltre divino attraverso ed al di là dell’Anima Mundi dove l’anima vive la piena beatitudine, come già affermato da Sant’Agostino:

“Inquieto è il cuore dell’uomo finché non trova pace in te” (Confessioni, 1,1).

Questa pace non si riferisce solamente all’anima individuale, ma anche al suo legame con il corpo nella resurrezione della carne:

“Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene, in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno; quelli che hanno fatto il bene in risurrezione di vita, e quelli che hanno fatto il male in risurrezione di condanna” (Giov 5,28-29).

E in S. Paolo si legge:

“E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rom 8,11).

Secondo il nostro modello la risurrezione della carne è da intendere in modo tale che l’anima individuale, la quale con la morte del corpo si è ritirata insieme alla struttura dell’esistenza nello spazio-tempo nell’Anima Mundi, ovvero nell’Aldilà, ricompone l’organismo decomposto con l’ausilio di questa struttura, dalla polvere del mondo, come corpo immortale.

“Si semina un corpo animale, e risorge un corpo spirituale” (1 Cor 15,44).

Ovunque sia il luogo dove l’anima si trova dopo la morte, sia nell’Anima Mundi che nell’Aldilà, essa mantiene non solo l’individualità, ma anche l’informazione relativa alla sua esistenza temporale insieme alla struttura formativa del suo corpo che al momento della risurrezione forma un corpo immortale.

L’individualità del singolo permane e si conserva dunque sia nell’aldiquà, nell’Anima Mundi, che nell’Aldilà.

“Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore” (Giov 14,2).

Fig. 10: Alla morte l’anima nella grazia divina prende parte alla felicità celeste. La sua impronta dell’esistenza terrena serve come programma per la formazione del corpo alla fine dei tempi.

Ciò è di particolare importanza ai fini della comprensione della durevolezza dell’individualità e anche della definitività della vita nella beatitudine. Il cristianesimo non conosce quindi la reincarnazione.

Inoltre, secondo la scrittura la sensazione di autostima e di amore nell’Aldilà superano di gran lunga l’immaginabile.

„Quello che occhio non vide e orecchio non udì, e in mente d’uomo non venne, quello che Iddio preparò per coloro che lo amano” (1 Cor 2,9).

L’Aldilà, il paradiso, non è dunque soltanto un’unità strutturale dello spirito come l’Anima Mundi, bensì una patria divina con governo divino.

Senza approfondire in questa sede un’ulteriore contemplazione del Paradiso dal punto di vista teologico, vogliamo soffermarci solo su quelle particolarità che sono direttamente connesse con l’Anima Mundi. Vale dunque il principio che l’anima individuale in grazia di Dio fa parte dell’Anima Mundi e a tutto il suo flusso d’informazione. Attraverso la grazia e l’unità nell’amore con la Trinità di Dio la dimora dell’anima si sposta in paradiso. Lì l’anima non è solo in contatto diretto con la comunità divina, ma anche con il Creatore stesso.

Come signore della vita e della morte Dio può concedere a colui a cui viene data la grazia di vedere nel futuro degli avvenimenti temporali e questo non solo quando si trova già nell’aldilà, ma anche nel momento presente, in forma di un messaggio interiore o di una visione. A questo livello sono da ascrivere anche le esperienze mistiche fino all’esperienza dell’unità con Dio, l’Unio Mistica.

* Versione italiana: Lia Niederjaufner

Note:
1H.-P. Dürr (Hrsg.): Physik und Transzendenz (2010), p. 9.
2Die altindische Philosophie nach den Grundworten der Upanishads (1914).
3A. Malinar: Die „Welten“, das Opfer und die Erkenntnis des Selbst im Veda und in den Upanisaden (1995).
4Platon: Sämtliche Werke III (1982), S. 113.
 5 Platon: Sämtliche Werke III: Timaios  30B-31B; 36 C-37B; 77A-C.
 6 Platon: Sämtliche Werke II (1982), S. 436-437:  Phaidros 246A-247A.
7 Marsilius Ficinus: Theologiae Platonicae, de immortalitate animorum. Liber XIIII, in: Marsilii Florentini: Insignis Philosophi Platonici Medici (31576) 1. Bd., p. 123-134.
 8 La concezione rationes seminales è di origine stoico (Diogenes Laertius, Vitae VII, 148), è stata ripresa da Plotino, Enn. III, I, 7-9, ed è talvolta sotto l’espressione „rationes causales“, una formulazione centrale nella cosmogonia di S. Agostino (De gen. Ad. Litt. VI, 14 e. s.).
9 Marsilio Ficino: Come ricevere vita dal cielo. Il “De vita coelitus comparanda” tradotto e commentato da Giacomo Albano. Edizione Lulu, 2014, p. 23.
10 Zoroaster: Oracles chaldaiques (1971), p. 86, 120.
11 Synesius: De insomniis 132c 3-4; Opera Ficino Marsilio… tome II. Parisiis: Bechet, 1641, 1969: „illices vel motacillae magorum”.
12 Plotin: Enn. IV, III, 10.
13 Marsilio Ficino: De vita coelitus comparanda, p. 24.
14A. Resch: Astrobiologie und der Fall Galileo Galilei (2010).
15L. Schäfer: Paraklase der Weltsicht, (2009), p. 4.
16G. Ewald: Gehirn, Seele und Computer (2006), p. 13.
17 Marsilio Ficino: De vita libri tres, p. 215.
18 A. Resch: Wunder der Seligen 1983-1990 (1999); idem: Miracoli dei Beati 1983-1990 (1999); ders.: Wunder der Seligen 1991-1995 (2007); idem: Miracoli dei Beati 1991-1995 (2002); idem: Miracoli dei Santi 1983-1995 (2002).
Letteratura:
Die altindische Philosophie nach den Grundworten der Upanishads. Der Gedanke vom All-Selbst in d. Rede-Wettkampf u. d. 3. Lehrgesprächen d. Yajnavalkya u. die Brahman-Atman-Lehren in ihren Haupt-Zeugnissen aus 12 Upanishads d. Veda/in d. Übers. von Paul Deussen. Jena: Diederichs, 1914.
Dürr, Hans-Peter (Hrsg.): Physik und Transzendenz. Die großen Physiker unseres Jahrhunderts über ihre Begegnung mit dem Wunderbaren. Bad Essen: Driediger, 2010.
Ewald, Günter: Gehirn, Seele und Computer. Der Mensch in Quantenzeitalter. Darmstadt: WBG, 2006.
Malinar, Angelika: Die „Welten“, das Opfer und die Erkenntnis des Selbst im Veda und in den Upanisaden, in: Andreas Resch: Die Welt der Weltbilder. Innsbruck: Resch, 1995, p. 232-238.
Marsilio Ficino: De vita libri tres/Drei Bücher über das Leben. Hrsg. und übers. von Michaela Boenke. Paderborn: Wilhelm Fink, 2012.
Marsilius Ficinus: Theologiae Platonicae, de immortalitate animorum. Liber XIIII, in: Marsilii Florentini: Insignis Philosophi Platonici Medici, atque Theologici clarissimi, Opera (31576) 1. Bd., p. 123-134.
Marsilio Ficino: Come ricevere vita dal cielo. Il “De vita coelitus comparanda”, tradotto e commentato da Giacomo Albano. Edizione Lulu, 2014.
Platon: Sämtliche Werke I-III. Heidelberg: Lambert Schneider, 1982.
Resch, Andreas: Wunder der Seligen 1983-1990. Innsbruck: Resch, 1999 (Wunder von Seligen und Heiligen; 1).
–– Miracoli dei Beati 1983-1990. Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1999 (Sussidi per lo studio delle cause dei santi/Congregazione delle cause dei santi; 3).
–– Miracoli dei Beati 1991-1995. Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 2002 (Sussidi per lo studio delle cause dei santi/Congregazione delle cause dei santi; 4).
–– Wunder der Seligen 1991-1995. Innsbruck: Resch, 2007 (Wunder von Seligen und Heiligen; 2).
–– Miracoli dei Santi 1983-1995. Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 2002 (Sussidi per lo studio delle cause dei santi/Congregazione delle cause dei santi; 5).
–– Astrobiologie und der Fall Galileo Galilei. Grenzgebiete der Wissenschaft 59 (2010) 1, 27-57.
Schäfer, Lothar: Paraklase der Weltsicht – Paraklase der Gottessicht. Wie die Umwälzungen in den Naturwissenschaften globale, politische, soziale und religiöse Umwälzungen anzeigen und nach sich ziehen. Grenzgebiete der Wissenschaft 58 (2009) 1, 3-48.
Zoroaster: Oracles chaldaiques. Text établi et traduit par E. des Place. Paris: Le Belles Lettres (1971).