Andreas Resch: Virginia Centurione Bracelli

VIRGINIA CENTURIONE
ved. Bracelli
(1587-1651)

FONDATRICE
DELL’ISTITUTO DELLE DELLE SUORE DI
NOSTRA SIGNORA
DEL RIFUGIO
IN MONTE CALVARIO
E DELLE FIGLIE
DI NOSTRA SIGNORA
AL MONTE CALVARIO

Beata: 22 settembre 1985
Festa: 15 dicembre

VIRGINIA CENTURIONE ved. BRACELLI nacque a Genova, il 2 aprile 1587, da Giorgio Centurione, doge della Repubblica del biennio, e Lelia Spinola, di antica nobiltà cittadina. Battezzata due giorni dopo, venne educata ad una vita solida fondata su una fede fervente. Dedita alle pratiche di pietà, scoprì ben presto la vocazione allo stato religioso e confidò alla madre di voler entrare in un monastero. Ma la madre morì e Virginia non poté realizzare il suo proposito, perché il padre, senza interpellare la fanciulla, l’aveva promessa sposa a Gaspare Bracelli, di nobile e ricca famiglia genovese ed erede di grandi fortune, ma portato per natura alla vita godereccia ed al gioco. Quando Virginia lo seppe, si sfogò in lacrime, ma per docilità al padre accettò il matrimonio, celebrato il 7 gennaio 1602.

Il matrimonio fu per Virginia una vera scuola di santificazione personale. Due figlie, Lelia nel 1604 ed Isabella nel 1605, lo rallegrarono. Ma ben presto le inclinazioni del marito esplosero all’esterno, ne logorarono in cinque anni la gracile fibra e lo ridussero in fin di vita, lontano dalla famiglia. Virginia, che aveva tentato in tutti i modi di ricondurlo sulla via retta, corse al suo capezzale, lo curò nel corpo e nello spirito. Rigenerato nella grazia, morì il 13 giugno 1607.

Quel giorno stesso Virginia, appena ventenne, col voto di perpetua castità, fece a Dio il dono totale e irrevocabile di tutto il suo essere, rifiutando energicamente le seconde nozze offertele dal padre; si dedicò al lavoro, all’educazione delle due figlie avute dal matrimonio, e, già nel 1607, alla promozione dell’« Opera delle chiese povere rurali », alla quale donava denaro e vestiti. Nel 1625, fondò per i fanciulli abbandonati quattro scuole di formazione morale e di addestramento al lavoro; poi passò ai vecchi ed ai malati, mettendo a loro disposizione metà delle sue rendite; infine, sistemate le figlie e più libera dagli impegni domestici, si dedicò a tempo pieno ai poveri.

L’occasione si presentò da se stessa durante l’inverno del 1624 / 25, quando torme di profughi si riversarono nella città di Genova dalla Liguria di Ponente, invasa dai franco-piemontesi. Una notte, Virginia udì il pianto di una fanciulla abbandonata al freddo della strada, l’accolse nella sua casa e le disse: « Tu starai con me e sarai mia figlia ». Presto le fanciulle salirono a quindici ed essa diede a tutte cibo e calore. Fu questo il primo costituirsi d’una famiglia in cui trovarono rifugio centinaia di vittime di quei tragici avvenimenti che sconvolsero Genova e 1’Italia settentrionale tra la fine del secondo decennio del 1600 e l’inizio del terzo. Alla guerra successe la depressione economica; poi la fame e la peste, con un immenso seguito di miseria.

Allora Virginia, che già nel 1626 aveva rinunciato a tutte le sue sostanze a favore dei poveri, allargò la sua carità, fondando le Ausiliarie delle Signore della Misericordia e dando loro delle Costituzioni molto sagge. Il suo programma divenne più articolato quando, qualche anno più tardi, fondò le Cento Signore della Misericordia, protettrici dei poveri di Gesù Cristo per l’aiuto a domicilio dei poveri bisognosi, specialmente dei vergognosi. Infine, eletta « Signora della Misericor­dia », si addossò la cura dei quartieri più malfamati; salì sulle galee cariche di schiavi, penetrò anche nel Lazzaretto, popolato all’inverosimile di una massa confusa di miserie, attuando il suo programma inteso a promuovere la reden­zione sociale e morale di quegli infelici, impavida di fronte alle minacce, alle percosse, alle sassate dei malevoli. Intanto spiegava il catechismo ai bambini, predicava il Vangelo, recitava il Rosario col popolo davanti alle edicole mariane, fondava la « Compagnia degli Orbi » per il canto delle laudi spirituali.

Tutte queste attività trovarono il loro punto d’incontro nell‘Opera del Rifugio, che sorse per apprestare un ricovero adeguato alle molte giovani abbandonate e pericolanti che accolse in casa sua. Le ragazze provenivano da differenti nuclei familiari. La casa, pur grande, si dimostrava insufficente. Virginia si rivolse allora all’amica duchessa Placida Spinola, la quale aveva acquistato dai francescani il convento di Monte Calvario con l’annessa chiesa. Donna Spinola, considerando la bontà della causa, le concesse subito l’edificio a titolo gratuito e, successiva­mente, per una modesta somma annuale. Per Virginia però non si trattava di un semplice trasloco, ma d’una prospettiva per il futuro. Il 13 aprile 1631 lasciò per sempre la sua casa e con 40 giovani fece ingresso nel monastero della Visita­zione sul Monte Calvario, mettendole sotto la protezione di Nostra Signora del Rifugio; poi prese in affitto altre case; infine, ne costruì una propria sul colle Carignano, che divenne la casa madre dell’Opera.

Intanto procedeva ad una cernita qualitativa delle ricoverate. Si distinsero così le « Sorelle o religiose propriamente dette » e le « Figlie secolari » o semplici assistite. Le prime dovevano vivere, come essa scrisse nel 1634, benché senza voti, come le religiose più osservanti, in una vita comune veramente perfetta. Nacquero così le sue « religiose », che non erano propriamente ne « monache » ne « suore », perché diversamente avrebbero dovuto vivere in clausura, secondo l’ordinamento religioso giuridico di allora. L’istituzione nacque ufficialmente il 13 aprile 1631, come gruppo di Terziarie Francescane dedite ad ogni intervento apostolico in favore dei poveri, dei malati, della gioventù. Come San Vincenzo de‘ Paoli, Virginia Centurione Bracelli ebbe l’intuito d’istituire delle religiose con voti privati, libere di svolgere il loro apostolato fuori della clausura. Esse do­vevano distinguersi non per le vesti o per la clausura, ma per la santità della vita ed il servizio dei poveri, anche a costo della vita.

Le sue religiose diverranno solo nel ventesimo secolo, a tutti gli effetti giuridici, ecclesiali, « Suore con voti pubblici, viventi in comunità non di clau­sura ». Il 13 aprile 1631 segnava perciò la data di nascita di due nuove congre­gazioni femminili che anche oggi esercitano il loro apostolato in favore dei poveri: le Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario e le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario. Sono queste le sorelle e le figlie che essa formò solo con la forza trascinante del suo esempio, facendo vita comune con loro, cibandosi alla loro mensa e spesso dei loro avanzi, curando le loro piaghe e nettandole dagli insetti.

Quando, per le infermita, cominciarono a scemare le sue forze, cominciò in compenso ad aumentare il suo prestigio presso le autorità religiose e politiche. Si adoperò presso l’Arcivescovo perché fosse introdotta l’« Adorazione Eucaristica delle 40 ore » e fossero predicate le missioni popolari e sorgessero a questo scopo i missionari urbani di S. Carlo; predicò personalmente una « Missione al popolo », e si fece messaggera di pace tra le opposte fazioni armate di odio. Nel 1637 ottenne che Maria fosse proclamata « Regina di Genova ».

Virginia morì il 15 dicembre 1651. Fu una morte edificante. « Virginia, andremo alla casa del Signore », le diceva un suo fratello al capezzale dell’agonia; « Si, vi andremo… Dio ha vinto… », aveva risposto: E poi: « Il mio cuore e pronto, Signore ».

Considerata « santa », si tentò di sottrarre parte dei suoi abiti per farne reliquie. Per il deciso intervento dell’Arcivescovo di Genova la salma venne restituita alle sue figlie, che la collocarono nella loro chiesa di Nostra Signora del Rifugio a Bisogno, per essere poi per 150 anni più o meno dimenticata perfino dalle Suore che aveva fondate. Soltanto quando in seguito alla legge napoleonica, di oppressione di molti monasteri, il 20 settem­bre 1801, alcuni operai impegnati nella demolizione di quello che era stato un convento di clarisse scoprirono il corpo ancora flessibile, nella bara di piombo da loro aperta, di Virginia Centurione Bracelli, nome rivelato dall’iscrizione appostavi subito dopo la morte.

Le autorità tentarono invano di nascondere lo straordinario evento, ma la gente gridò al prodigio, e un notaio, insospettabile per la sua radicale avversione alla Chiesa, protagonista in seguito di una altrettanto radicale conversione pro­vocata dalla prodigiosa guarigione della figlia per intercessione della Bracelli, lo testimoniò senza reticenze, riferendo anche il particolare delle pupille ancor vive, « color zaffiro chiaro ». Infatti, la salma era rimasta fresca e palpabile come fosse sepolta nel sonno.

Nel 1868 il corpo incorrotto fu trasferito nella chiesa nuova della Casa­-Madre delle Suore di N. S. del Rifugio in Monte Calvario, viale Virginia Centu­rione Bracelli n. 13, Genova-Marassi, dove è tuttora meta di pellegrini.

Il 22 settembre 1985, Virginia Centurione Bracelli è stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II a Genova.