Pietro Favre

PIETRO FAVRE

1506 – 1546

SACERDOTE PROFESSO
DELLACOMGAGNIA DI GESÙ

Beato: 5 settembre 1872 – Santo: 17 dicembre 2013
Festa: 1 agosto

Il santo PIETRO FAVRE nacque il 13 aprile 1506 a Villaret, frazione di Saint-Jean-de-Sixt, nel ducato di Savoia, da Louis e Marie Périssin. La famiglia di modesti agricoltori aveva destinato il figlio alla vita rurale e alla cura del piccolo patrimonio terriero familiare ma, su consiglio dello zio Mamert Favre, priore della certosa del Reposoir, decise di secondare il vivo desiderio di studiare che il Pietro manifestò precocemente.

Dopo la scuola elementare di Thônes, Pietro frequentò per otto anni la scuola di latino fondata dall’umanista P. Veillard a La Roche; nel 1525, per interessamento del cugino Claudio Périssin, nuovo priore del Reposoir, si iscrisse come pensionante a pagamento nel collegio universitario di S. Barbara a Parigi.
Nel collegio, uno dei più noti della città, Favre si formò nel clima ricco di fermenti umanistici e religiosi che vi regnava. Nel 1529 conseguì il baccellierato e la licenza in filosofia.

Allo S. Barbara ebbe come compagno di studi e amico Francesco Saverio e nel 1529 vi conobbe Ignazio di Loyola. Tra il Favre e quest’ultimo s’instaurò un saldo legame intellettuale e personale, scrive nel suo Memoriale: “Vivevamo sempre insieme, ripartendo la camera, la mensa, la borsa; e poi egli mi era insegnante di vita spirituale, dandomi possibilità di ascendere alla conoscenza della volontà divina e della mia propria. Così fu, che divenimmo una cosa sola nei desideri, nella volontà e nel fermo proposito di scegliere la vita, che ora teniamo tutti noi, i quali facciamo o faremo parte di questa Compagnia, di cui io non sono degno”…
La loro profonda amicizia, nata mentre il poco più che ventenne Favre, aiutava il quasi quarantenne Ignazio a capire Aristotele e i filosofi scolastici, è il primissimo inizio di ciò che sarebbe stata la Compagnia di Gesù. Favre visse il clima fluido e burrascoso della prima metà del Cinquecento parigino e per questo è portatore di una sensibilità moderna. Incarnò un’apertura mentale e spirituale nei confronti delle sfide dell’epoca, soprattutto la riforma protestante. Se alcune sue regole ecumeniche fossero state accolte e messe in pratica al suo tempo, forse la storia religiosa dell’Europa sarebbe stata diversa. Non era un sognatore, ma un mistico di profonda dolcezza.

Divenne così uno dei primi compagni del Loyola. Deciso a prendere i voti sacerdotali, nell’inverno 1533–1534 eseguì gli esercizi spirituali sotto la direzione dello stesso Loyola e fu incaricato di seguire quelli di numerosi studenti, fra i quali D. Lainez e A. Salmerón, ben presto conquistati, con S. Rodrigues e N. Bobadilla, al messaggio ignaziano.

Mentre seguiva i corsi alla facoltà di teologia dell’università di Parigi per prepararsi all’ordinazione sacerdotale, Favre iniziò un’intensa vita in comune, di preghiera e di studio, con quel piccolo gruppo di compagni. Per lui l’esperienza più incisiva di quegli anni fu comunque rappresentata dall’incontro con il pensiero mistico, principalmente della tradizione renano-fiamminga, avvenuto attraverso la frequentazione della certosa di Vauvert, famoso centro di conservazione e di divulgazione di testi mistici.

La formazione universitaria di Favre finì nel 1536 col conseguimento del titolo di magister artium nella facoltà delle arti. Due anni prima, nel maggio 1534, era stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale Jean du Bellay. Il 15 agosto 1534, come unico prete del gruppo, aveva consacrato nella cappella dei Ss. Martiri a Montmartre il primo voto dei futuri fondatori della Compagnia di Gesù (Loyola, Bobadilla, Salmerón, Saverio e Lainez): essi si impegnarono a recarsi, entro un anno, in pellegrinaggio a Gerusalemme e ad assistere i poveri e i pellegrini, vivendo in povertà e castità, o, se non avessero potuto restare in Terrasanta, a porsi agli ordini del papa. Partito il Loyola per la Spagna per raccogliere fondi per il viaggio, Favre era divenuto il capo del gruppo.
Alla fine del 1536 i compagni si riunirono al Loyola a Venezia e, aspettando di imbarcarsi per l’Oriente, si dedicarono alla cura degli ammalati negli ospedali e ad altri uffici religiosi e sociali. Costretti a rinviare il viaggio a Gerusalemme a causa della critica situazione politica esistente tra Venezia e i Turchi, i compagni decisero di stabilirsi nelle città universitarie dell’Italia settentrionale e centrale per svolgere opera di apostolato e di assistenza. Favre, Lainez e Loyola furono invece chiamati a Roma dal papa che, intenzionato a ristrutturare l’università pontificia “La Sapienza” dopo il sacco di Roma del 1527, nominò i primi due professori di teologia, mentre al Loyola fu data la possibilità di diffondere gli esercizi spirituali.

Favre insegnò teologia positiva fino al 1539; nello stesso tempo partecipò alle vicende della Compagnia prima del suo riconoscimento ufficiale da parte di Paolo III.
Per autorizzazione del vicario del papa, Favre e i suoi confratelli poterono predicare nelle chiese cittadine e amministrare i sacramenti in attesa di partire per Gerusalemme; le loro prediche videro un grande concorso di fedeli, furono però turbate dalle accuse di eresia e di cripto luteranesimo rivolte loro dai potenti seguaci del frate agostiniano Agostino Mainardi (presto passato alla Riforma), perché avevano attaccato come luterana la sua predicazione quaresimale; furono assolti soltanto dopo un regolare processo.
Nel 1539 il gruppo decise di costituirsi in Ordine religioso, denominato Compagnia di Gesù. Favre stilò gli atti sommari delle lunghe riunioni tenute per definire l’ordinamento della Compagnia e l’atto di obbedienza al Loyola, sottoscritto dagli altri compagni.

Il primo incarico affidato a Favre, nel 1539, fu la riforma dei territori di Parma e Piacenza.
Nel 1540 fu raggiunto dall’ordine di partecipare ai colloqui di Worms. Era il primo gesuita a entrare in Germania. Da quel momento fu la Germania a costituire il centro dei suoi interessi prendendo coscienza della frattura che si era verificata nella cristianità con la Riforma e decise di dedicare ogni sua cura per sanarla.
Nel 1541, a conclusione dei colloqui di Ratisbona, Favre emise la professione solenne e si trasferì in Spagna. Nel 1542 ritornò di nuovo in Germania, destinato a svolgere il proprio ufficio a Spira, a Magonza, a Colonia ove, nel 1544, fondò la prima residenza della Compagnia di Gesù in Germania.

Durante la sua missione in Germania scrisse dei brevi testi, istruzioni per l’apostolato e sul comportamento cristiano e iniziò la redazione del Memoriale, che costituisce il suo scritto più importante. Oltre alla sua enfasi sul discernimento spirituale e sul vissuto comunitario dei gesuiti, inteso come dinamica per diventare amici e compagni del Signore e nel Signore, egli si distingueva per una straordinaria devozione agli angeli custodi. Non si trattava di una semplice espressione di pietà popolare, ma di una vera e propria attività apostolica. Nelle vicende della sua vita, nei viaggi, negli incontri con persone di ogni ceto egli si affidava agli angeli. Nel Memoriale annota che, avvicinandosi a una località, era solito domandare che l’arcangelo soprintendente a tale regione gli fosse propizio con tutti gli angeli custodi dei suoi abitanti.

Il suo soggiorno in Germania fu interrotto da frequenti missioni pastorali in Belgio e da una lunga sosta a Lovanio, dove nel 1543 cadde ammalato mentre si apprestava a raggiungere il Portogallo per accompagnare Maria Manuela, figlia di Giovanni III, al matrimonio con il principe Filippo di Spagna; a Lovanio ebbe contatti con professori e studenti della facoltà di teologia e delle arti e diffuse gli esercizi spirituali, dettandone anche un testo.
Riprese poi la sua vita di predicatore itinerante in Portogallo e in Spagna, godendo l’ospitalità e il favore dei regnanti di quei paesi.

Nel 1546 Favre fu scelto dal Loyola come rappresentante della Compagnia al concilio di Trento, ma non poté parteciparvi: giunto a Roma già malato, al termine di un lungo viaggio attraverso le comunità di Valenza, Gandia e Barcellona, morì il 1º agosto 1546.

Le sue spoglie mortali trovarono riposo nell’antica Chiesa del Gesù a Roma, ma con la costruzione della nuova chiesa sono andate perdute.

Il 5 settembre 1872 Favre fu beatificato da Pio IX, sulla base dei processi istruiti nel 1626 e nel 1869 (ma il primo processo, inedito, è del 1605). In seguito al processo di beatificazione, sul Favre fiorì un’abbondante letteratura agiografica; sino ad allora il nome e il pensiero del gesuita erano rimasti pressoché sconosciuti al di fuori della Compagnia e dei territori della Savoia, dove divenne oggetto di culto subito dopo la morte.

Papa Francesco, primo Pontefice gesuita nella storia della Chiesa, in data 17 dicembre 2013 ha decretato la canonizzazione equipollente di Pietro Favre, iscrivendolo nell’albo dei Santi.