Andreas Resch: Lorenzo Imbert, Simeone Berneux, Andrea Kim e compagni

LORENZO IMBERT,
SIMEONE BERNEUX,
Vescovi

ANDREA KIM,
Primo sacerdote coreano,
e 100 compagni

Martiri coreani
(1839-1846 e 1866-1867)

Santi: 6 maggio 1984
Festa: 20 settembre

L’elenco tabellare dei 103 martiri coreani in ordine cronologico con: nome e cognome, data di nascita, condannazione, martirio con data, età, luogo e qualità della persona uccisa, si trova nel volume „Andreas Resch: I Santi di Giovanni Paolo II 1982-2004. Innsbruck: Resch, 2009.
Sono elencati, seguendo l’ordine cronologico delle persecuzioni, i nomi dei 103 martiri coreani. Di ciascuno di essi è stata indicata la rispettiva qualità, data di nascita, di arresto e di martirio, età, luogo del martirio e professione. Di questi, 79 eroici campioni della fede avevano immolato la loro vita a testimonianza della loro fede nelle cruenti persecuzioni del 1838-1840 e del 1846 ed erano stati beatificati da Pio XI il 5 luglio 1925; altri 24 martiri erano caduti eroica­mente nella grande persecuzione del 1866 e sono stati proclamati beati da Paolo VI il 6 ottobre 1968.

Sebbene il primo tentativo di fondare una missione cattolica in Corea risalisse al progetto formulato fin dal 1619 – 1620 dal letterato cattolico cinese Siu Kouangch’i, l’introduzione del Cristianesimo poté aver luogo soltanto sul finire del secolo XVIII grazie al letterato coreano Yi (Ri) Song Hun, il quale, dopo aver ricevuto il battesimo a Pechino, prendendo il nome di Pietro, tornato in patria cominciò a diffondere la religione cattolica insieme con due compagni da lui stesso istruiti e battezzati. Non passò tuttavia molto tempo dal primo propagarsi che la giovanissima Chiesa locale, con circa 5.000 fedeli, dovette subire, dopo l’esperienza dolorosa dell’apostasia dello stesso Pietro Yi, una prima persecuzione scoppiata nel 1791. In quel momento le persecuzioni infie­rirono solo localmente, grazie alla moderazione personale del re Chonh-Cho. Ma poco dopo la morte del re, avvenuta nell’anno 1800, la persecuzione pro­mossa nel 1801 dalla reggente Kin-Tiyeng-Sam esplose violenta, dilagando per tutto il paese. Nonostante il drastico editto del 25 gennaio 1802 contro la religione cattolica e pur essendo rimasta la Chiesa senza sacerdoti dalla metà del 1801 a tutto il 1834, i fedeli continuarono nondimeno a sussistere.

Il 9 settembre 1831, la Corea veniva eretta da Gregorio XVI in vicariato apostolico, distaccato dalla diocesi di Pechino e affidato alla Società per le Missioni Estere di Parigi. Però soltanto alla fine del 1837 mons. Lorenzo Imbert, proveniente dalla Cina, poté insediarsi. Intanto il numero dei cattolici salì a circa 10.000.

Nel 1839, con apposito decreto emanato dalla reggente e dal Gran Consi­glio, la persecuzione anticristiana tornò improvvisamente ad imperversare; le prime vittime caddero presso Seoul il 24 maggio 1839, quando Pietro Yi era già morto in prigione per la fede. Con la morte dei tre missionari francesi, Lorenzo Imbert, Pietro Maubant e Giacomo Chastan, la Corea rimase per alcuni anni nuovamente senza sacerdoti. Solo nel 1845 alcuni riuscirono ad approdarvi di nuovo. Nel 1866 si contavano già oltre 23.000 cattolici. Ma nel febbraio di quello stesso anno insorse una nuova persecuzione contro i cristiani ordinata dal reggente Taewongkun. La prima vittima fu Pietro Yu, strangolato dai suoi carcerieri nella regione di Pyeong-Yang, successivamente subirono il martirio i due vescovi Berneux e Daveluy, sette dei dieci missionari, dieci catechisti indigeni e probabilmente 8.000 cristiani in genere, senza contare singole situazioni locali.

Il 16 maggio 1984, Lorenzo Imbert, Simeone Berneux, vescovi, Andrea Kim, primo sacerdote coreano, e 100 compagni, martiri Coreani, sono stati canonizzati da Papa Giovanni Paolo II a Seoul, Corea.