Andreas Resch: Giovanni Beyzym

GIOVANNI BEYZYM
(1850-1912)

SACERDOTE PROFESSO
DELLA
COMPAGNIA DI GESÙ

Beato: 18 agosto 2002
Festa: 2 ottobre

GIOVANNI BEYZYM nacque il 15 maggio 1850 a Beyzymy Wielkie, Polonia, primogenito di cinque figli di Giovanni Beyzym e Olga Stadnicka. La famiglia era nobile, di probabile origine tartara. Giovanni trascorse un’infanzia felice in famiglia a Onackowce fino al 1863 quando, dopo la fallita insurrezione dei polacchi contro gli invasori russi, suo padre, condannato a morte in contu­macia, dovette fuggire all’estero e le proprietà di famiglia vennero confiscate. La madre si trasferì coi figli a Sledzie, in Podolie, ove Giovanni in quelle tragiche circostanze si prodigò, nella misura in cui gli impegni di studio glielo consenti­vano, a contribuire con il lavoro anche manuale al sostentamento dei suoi cari. Negli anni 1864-1871 frequentò il liceo di Kiev e nel 1872, travestito da contadino, varcò la frontiera russo-austriaca e si recó a Porudne per visitare il padre, che dopo l’insurrezione del 1863, conduceva una vita errabonda.

L’l 1 dicembre 1872 entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Stara Wieś presso Brzozów, dove nel 1874 emise i primi voti propri della Compagnia di Gesù, e cioè semplici, ma perpetui. Terminati gli studi di filosofia, il 22 agosto 1879, venne mandato a Cracovia per gli studi di teologia ove, i126 luglio 1881, fu ordinato sacerdote. Completata la formazione tipica dei gesuiti a Tarnopol e dopo il ciclo del terzo anno di probazione, padre Beyzym venne nominato prefetto degli studi e docente nel collegio di Tarnopol (1885-1887) ove, 2 febbraio 1886, emise gli ultimi voti religiosi, legandosi per sempre alla Com­pagnia di Gesù. Nel 1887 venne assegnato al collegio-convitto di Chyrów. Qui ricoperse successivamente gli incarichi di insegnante di francese e russo (1888-1890), prefetto ed educatore di ragazzi difficili (1888-1894) e responsa­bile dell’infermeria (1889-1898), distinguendosi come educatore ed infermiere. Fu probabilmente questa attività a favore degli ammalati che gradualmente gli fece sentire la chiamata a dedicarsi interamente al servizio dei lebbrosi in una missione povera.

Ottenuto il permesso del Superiore Generale della Compagnia, il 17 ottobre 1898, padre Beyzym partì per il Madagascar, dove giunse il 30 dicembre. Il 9 febbraio dell’anno seguente P. Beyzym iniziò il suo apostolato tra i 150 lebbrosi che nel lebbrosario di S. Camillo ad Ambahivoraka, nei pressi della capitale Antananarive, vivevano in condizioni di indescrivibile miseria materiale e spirituale. Contrariamente a quanto si soleva fare allora, radunare cioè e tener isolati quei poveri malati, p. Beyzym volle condividere la loro vita. Si mise a vivere con loro e si prodigò con grande generosità giorno e notte per sollevare le loro afflizioni, prestando ogni tipo di servizio, anche quelli più umili e ripugnanti.
Contemporaneamente cominciò a tempestare di lettere amici, parenti e conoscenti in Polonia, descrivendo le penose condizioni in cui versavano quei poveri disgraziati. Il suo progetto era di giungere alla costruzione di un vero e proprio centro sanitario per poter curare quei malati e nel quale avrebbe potuto svolgere pienamente la sua missione apostolica. Una volta giunti i primi sostan­ziosi aiuti, scelse il luogo ove realizzare il centro, la località di Marana, a 5 km dalla cittadina Fianarantsoa, allora Vicariato Apostolico ed oggi Arcidiocesi, nel sud del isola, ove già da tempo operavano altri missionari gesuiti, per lo più francesi e belgi.

L’11 ottobre 1902 vi si trasferì e diede inizio ai lavori di costruzione del lebbrosario.

Voleva costruire un ospedale conforme alle più avanzate conquiste della medicina dell’epoca ed organizzato secondo sani principi morali. A tal fine chiese ed ottenne generosi aiuti finanziari dai suoi connazionali polacchi e da Maria Teresa Ledóchowska, futura beata, fondatrice del Sodalizio di S. Pietro Claver. Ma il Beyzym dovette affrontare per anni difficoltà di ogni sorta prima di poter realizzare il suo progetto, giacche i successivi Vicari Apostolici ed anche alcuni dei suoi superiori religiosi, nonostante i permessi precedentemente ac­cordati, non credevano nella riuscita dell’iniziativa. Nel proseguimento della sua opera però, oltre a questo ostacolo di per se molto gravoso per lui, vennero ad aggiungersi altre difficoltà, che egli non aveva potuto prevedere: a motivo delle ingenti necessità della missione, parte dei fondi da lui raccolti per la costruzione dell’ospedale furono utilizzati dai superiori per fini da essi ritenuti più urgenti e pastoralmente utili.

Le incomprensioni che ne seguirono furono ulteriormente aggravate dal fatto che il Beyzym, a motivo del suo lavoro tra i lebbrosi, fu costretto a vivere isolato dai confratelli; gli scarsi contatti che aveva con loro erano tutt’altro che facili non solo a motivo della differenza di nazionalità e mentalità, ma anche perché egli aveva sempre avuto notevole difficoltà ad esprimersi in lingua francese. Ne risultò che da non pochi superiori e confratelli fu ritenuto un religioso certamente esemplare ed obbediente, ma anche tenace nel sostenere le sue idee e – ingiustamente – perfino poco delicato nei modi.

In questa situazione occorsero ben nove anni per riuscire a realizzare un vero e proprio complesso ospedaliero, ove per la prima volta i lebbrosi non venivano più considerati razza maledetta da cui guardarsi, bensì persone malate, con la loro dignità da rispettare, bisognose di cure sanitarie e spirituali per riabilitarsi e guarire.

La tenacia e le energie spese dal P. Beyzym furono immense. Dovette anche affrontare difficoltà di ogni genere da parte della popolazione, dai pregiudizi e dalle superstizioni innate in ogni popolo circa la lebbra e i pericoli di contagio, alla mancanza assoluta di mezzi sanitari per la cura e la riabilitazione di questi malati, alla quantità via via crescente di lebbrosi che accorrevano per essere curati, man mano che si diffondeva nel Madagascar la fama della sua iniziativa.

Dopo anni di opposizione da parte delle autorità locali, che causarono al Beyzym molte sofferenze, da lui sempre accettate in spirito di fede e con illimitata fiducia nell’aiuto della Madonna, la questione dell’ospedale venne finalmente risolta nel 1909 a suo favore da un Visitatore inviato dal Preposito Generale della Compagnia.

Nel 1911 il Beyzym ebbe la gioia di vedere la sua opera ultimata secondo i progetti da lui predisposti. Il 16 giugno fu consacrata la cappella e benedetto l’ospedale. L’apertura del lebbrosario dedicato alla Madonna di Czestochowa e il trasferimento dei malati seguirono il 16 agosto 1911. Contrariamente a quanto spesso succede, l’opera fu subito assunta come parte integrante della presenza missionaria dei gesuiti a Fianarantsoa. Il lebbrosario assunse sempre più i con­notati di vero e nuovo « villaggio sanitario ». Ancora oggi il lebbrosario di Marana e attivo, perché la lebbra, seppur diminuita, é considerata ancora ma­lattia endemica in Madagascar. Si calcola che oggi i lebbrosi ammontino a circa 80.000.

Padre Beyzym non poté godere a lungo dei suo sforzi. Nel luglio 1912 la sua salute cominciò a declinare. Il 7 settembre ricevette i sacramenti degli infermi e il 2 ottobre 1912 morì. Fu sepolto a Marana, nel cimitero annesso al lebbrosario da lui edificato. La fama di santità dell’apostolo dei lebbrosi si diffuse rapidamente dopo la sua morte.

I suoi resti mortali riposano oggi in una semplice ma assai dignitosa cap­pella al centro del lebbrosario della Madonna di Czestochowa, dove appare anche l’immagine da lui voluta della « Madonna Nera », a Madagascar.

Il 18 agosto 2002, Giovanni Beyzym è stato proclamato Beato da Papa Giovanni Paolo II a Cracovia, Polonia.