Andreas Resch: Domenico Ibánez, Giacomo K. Tomonaga, Lorenzo Ruiz e compagni

DOMENICO IBÁÑEZ,
GIACOMO KYUSHEI TOMONAGA
DOMENICANI

LORENZO RUIZ, laico,
e 13 compagni

UCCISI IN GIAPPONE
(1633-1637)

Santi: 18 ottobre 1987
Festa: 28 settembre

DOMENICO IBÁÑEZ, GIACOMO KYUSHEI TOMONAGA, Domenicani, LORENZO RUIZ, laico, e 13 compagni formano un gruppo di martiri in Giappone del 1633-1637 a Nagasaki dopo quello dei 205 martiri di Omura-Nagasaki del 1617-1632, beatificati da Pio IX nel 1867.

Il gruppo dei beatificati da Papa Giovanni Paolo II, il 18 febbraio 1981 a Manila, è composto di 13 Domenicani e di 3 laici. Ma per comprendere meglio la situazione della Chiesa in Giappone a quel tempo dobbiamo rintracciare alcuni aspetti storici.

Nella storia ecclesiastica del Giappone si distinguono tre date importanti: 1549, 1600 e 1640. Nel 1549, San Francesco Saverio arrivò in Giappone; nel 1600, lo Shogun (capo militare) Tokugawa Yeyasu inaugurò la dinastia legata al suo nome; nel 1640, il Giappone chiuse le sue porte al mondo occidentale, isolandosi per due secoli. Dal 1549 al 1614, in un clima relativamente favorevole, San Francesco Saverio, al quale subentrarono i suoi confratelli Gesuiti e più tardi Francescani, Domenicani e Agostiniani, costruì una comunità cristiana fiorente. Nel 1600, in Giappone erano già più di 300.000 cristiani, tra i quali diversi membri delle classi influenti. A differenza delle Filippine, però, il cristianesimo giapponese nella prima metà del secolo XVII, sparì quasi completamente, sommerso da una violenta persecuzione. Questa coincise con gli anni più gloriosi dello shogunado, un regime frutto di vari fattori di ordine religioso, politico e sociale.

Da tempi immemorabili la religione originaria del Giappone era lo Shintoismo, basato sul culto degli spiriti legati alle forze della natura e sul concetto dell’imperatore come discendente dalla Dea solare Amaterasu, come simbolo visibile e permanente. Quando nel secolo VI entrarono dalla Cina il Buddismo ed il Confucianesimo, mettendo profonde radici, lo Shintoismo e il prestigio dell’imperatore decaddero in modo considerevole. Il risultato di questo declino fu il feudalismo, mentre al­l’imperatore rimaneva solo un ruolo di carattere morale e religioso. Il potere effettivo passò ad un dittatore della classe guerriera, chiamato Shogun che, a sua volta, vide la sua autorità diluirsi tra diversi signori feudali chiamati daimyò, padroni assoluti dei loro vasti territori. Al loro servizio stavano i samurai e, al livello sociale inferiore, i poveri, privi di diritti umani: contadini, artigiani, commercianti ed operai. I daimyò si dedicarono spesso alla guerra tra di loro.

Tale situazione ebbe curiosamente dei vantaggi per l’evangelizzazione al­l’arrivo di San Francesco Saverio e degli altri missionari. Espulsi da un feudo, i cristiani potevano fuggire in un’altro. Nell’ultimo quarto del secolo XVI due Shogun aprirono la strada per un movimento di unificazione, Oda Nobunga (1568-1582), nemico dei buddisti e simpatizzante per il cristianesimo, e poi Toyotomi Hideyoshi (1582-1598). In modo quasi inspiegabile quest’ultimo divenne persecutore del cristianesimo e ordinò l’esecuzione dei 26 Protomartiri di Nagasaki (S. Paolo Miki e compagni). Alla morte dello Shogun Hideyoshi, il cristianesimo pote respirare di nuovo tra speranze e timori.

La vittoria di Sekigahara, nel 1600, diede il potere e lo shogunado a Toku­gawa Yeyasu (1600-1616), al quale successero il figlio Hidetada (1616-1622) e il nipote Yemitsu (1622-1651), e poi una lunga serie di discendenti fino al 1868. Yeyasu conseguì l’unificazione nazionale e diede al paese una solida struttura legale ed amministrativa. Il Giappone iniziava ad essere governato da un’autorità centrale senza eliminare la relativa autonomia feudale dei daimyò. La politica dei Tokugawa mostrò per questo sempre una certa diffidenza riguardo alla lealtà dei daimyò, sottomessi ma mai del tutto domati. Tale sospetto aumentava con la presenza di commercianti spagnoli e di religiosi cattolici, accusati dagli olandesi di essere la punta avanzata della conquista e dell’insurrezione. Cosa in realtà mai avvenuta.

Nel 1614 Yeyasu, giudicando la fede di tutti i suoi sudditi sulla base del buddismo e attorniandosi poi di ministri gelosamente confuciani, emise l’editto di persecuzione generale. Hidetada e Yemitsu intensificavano l’avversione al cristianesimo, come dimostra la cruenta persecuzione, in particolare nei riguardi dei martiri della presente Canonizzazione, la prima, insieme al primo Santo delle Filippine, Lorenzo Ruiz.

Prima di presentare le biografie di questi martiri immolati nel periodo 1633-1637, dobbiamo rispondere alla questione del ritardo nella beatificazione. La risposta è semplice. Le inchieste processuali tenute nel giro immediato dei fatti con due processi ordinari a Manila e a Macao (1636-1637) sul martirio di nove sacerdoti domenicani andarono smarrite 30 anni dopo e furono ritrovate solo all’inizio del secolo XX in copia autentica negli archivi domenicani di Manila. Arricchiti con ampia documentazione di tutto il gruppo, resero possibile la ripresa della causa, preparando nel 1977-1978 la « Posizione » storica sul martirio, che venne pubblicata nel 1979 e posta alla base degli esami storico-­teologici della Congregazione dei Santi tra i1 30 ottobre 1979 ed il 1° luglio 1980.

Nella seguente presentazione vengono fornite alcune notizie biografiche dei singoli martiri, raggruppati secondo gli anni del loro martirio.

PRIMO GRUPPO: AGOSTO – OTTOBRE 1633

DOMENICO IBÁÑEZ DE ERQUICIA, Sacerdote Domenicano

Domenico Ibáñez nacque a Régil (Guipúzcoa), diocesi di S. Sebastián, Spagna, ai primi di febbraio 1589. Entrò nell’Ordine Domenicano nel 1604. Nel 1605 fece la professione e nel 1611 si trasferì nelle Filippine dove fu incorporato alla Provincia domenicana del Rosario. Lavorò nel Pangasinan, al nord dell’isola Luzón, e poi tra i cinesi di Binondo (Manila). Fu anche profes­sore nel Collegio S. Tommaso (ora Università) di Manila.

Nel 1623 partì per il Giappone con P. Luca dello Spirito Santo ed altri missionari. In mezzo alle persecuzioni svolse un lavoro clandestino per 10 anni, catechizzando e amministrando i sacramenti, consolando i deboli e riportando gli apostati alla fede.

P. Domenico andò fino a Yedo (Tokyo), dove rimase per 2 anni. Nel 1629, già Vicario Provinciale, ritornò a Nagasaki, dove la persecuzione aveva raggiunto il colmo. Lì continuò il suo apostolato, ma nel 1632 dovette nascondersi nelle grotte e nelle montagne con gli altri religiosi. I giapponesi lo cercarono. Un cristiano apostata rivelò il suo nascondiglio e così venne incarcerato. Siccome rifiutò di apostatare, il 13 agosto 1633 fu sottoposto alle torture della forca e fossa: il condannato veniva sospeso ad una trave di legno con la testa in giù in una fossa piena di immondizie. La fossa veniva rinchiusa alla cintura del corpo con due tavole circolari di legno e P. Domenico morì per soffocamento dopo trenta ore, il 14 agosto 1633. Il suo corpo fu bruciato e le ceneri disperse nel mare. Così successe a tutti gli altri martiri.

FRANCESCO SHOYEMON, Fratello Cooperatore Domenicano

Francesco Shoyemon nacque in Giappone, luogo e data di nascita sono sconosciuti. Per molti anni fu compagno di P. Domenico de Erquicia come catechista che in qualità di Vicario Provinciale lo ammise nell’Ordine domenicano durante la prigionia comune. Fu arrestato nel 1633 probabilmente insieme con lo stesso P. Domenico. Il 13 agosto fu sottoposto alla tortura della forca e fossa, morendo il giorno seguente. Il suo corpo fu tagliato a pezzi e bruciato.

GIACOMO KYUSHEI GOROBIOYE TOMONAGA DI SANTA MARIA, Sacerdote Domenicano

Giacomo Kyushei nacque di famiglia nobile cristiana nel 1582 in Giappone. Studiò dai Gesuiti e diventò catechista. Nel 1614 partì dal Giappone e andò nelle Filippine, dove divenne terziario francescano. Successivamente fu ammesso all’Ordine Domenicano e ordinato sacerdote nel 1626. Fu mandato a Formosa, dove lavorò per 3 anni, e ritornò a Manila nel 1630. Due anni dopo, nel 1632, partì di nuovo per il Giappone insieme con 10 altri missionari. Appena arrivati a Satzuma (Kyushu), furono denunciati alle autorità, ma riuscirono a scappare ed a iniziare il loro ministero tra i perseguitati. Giacomo fu arrestato di nuovo nel luglio 1633 per la confessione del suo catechista Michele Kurobioye. Il 15 agosto fu sottoposto alle torture della forca e fossa e morì dopo due giorni di agonia. Il suo corpo fu bruciato e le ceneri disperse nel mare. La motivazione della condanna a morte asseriva « per essere religioso e aver propagato la fede evangelica ».

MICHELE KUROBIOYE, Laico Giapponese

Michele Kurobioye era giapponese e lavorò per alcuni mesi come catechista con P. Giacomo. Verso la fine di giugno 1633 fu imprigionato e torturato per rivelare il nascondiglio dello stesso Padre. Lo rivelò, ma subito se ne pentì e andò al martirio insieme con lui, sopportando le torture della forca e fossa il 15 agosto 1633 e morendo dopo due giorni.

LUCA DELLO SPIRITO SANTO, Sacerdote Domenicano

Luca dello Spirito Santo nacque a Carracedo (Zamora, diocesi di Astorga), Spagna, il 18 ottobre 1594. Diventò Domenicano nel 1610, emet­tendo i voti il 2 giugno 1611. Nel 1618 si trasferì nella Provincia del Rosario nelle Filippine. Da Manila fu mandato come missionario nella Provincia di Cagayan. Dopo fu professore a Manila al Collegio S. Tommaso. Nel 1623 partì per il Giappone con P. Domenico de Erquicia e altri. Per 10 anni svolse l’apostolato tra i Giapponesi, spingendosi fino al nord dell’Isola principale di Honshu. L’8 settembre 1633 fu catturato e portato a Nagasaki. Dopo ripetuti tentativi di farlo apostatare fu imprigionato con altri missionari Domenicani e Gesuiti: Il 18 ottobre 1633, vestito da Domenicano, andò sottoposto alle torture della forca e fossa e morì il 19 ottobre 1633. Il suo corpo fu bruciato.

MATTEO KOHIOYE DEL ROSARIO, Fratello Cooperatore Domenicano

Matteo Kohioye nacque ad Arima (Kyushu) in Giappone nel 1615. Dal 1632 accompagnò il P. Luca dello Spirito Santo nel suo apostolato. Nel 1633 fu imprigionato a Osaka insieme a P. Luca. Questi aveva voluto mandarlo via prima che venissero i persecutori, ma Matteo accettò volontaria­mente di morire per Cristo. Nella prigione di Osaka gli fecero molte offerte per fargli cambiare idea, però non volle rinnegare la fede. Perciò fu trasferito a Nagasaki, dove fu sottoposto alle torture della forca e fossa il 18 ottobre 1633, insieme a P. Luca. Morì lo stesso giorno a soli 18 anni.

SECONDO GRUPPO: OTTOBRE — NOVEMBRE 1634

MADDALENA DI NAGASAKI, Terziaria Agostiniana e Domenicana

Maddalena di Nagasaki nacque a Nagasaki in Giappone nel 1610 da genitori cristiani anche loro martirizzati. Educata ad una vita cristiana, decise di consacrarsi a Dio, facendo il voto di castità e impegnandosi in opere di carità e nella preghiera. Si iscrisse come Terziaria agostiniana ma poi, cono­scendo P. Giordano Anselmo OP, passò al Terz’Ordine di S. Domenico. Nel 1633, infuriando la persecuzione, fuggì sui monti con altri cristiani di Nagasaki. Dopo l’arresto del P. Giordano, suo direttore spirituale, si presentò alle guardie, proclamandosi cristiana. Venne incarcerata, allettata con proposte di denaro e di sistemazione sociale. Maddalena rimase ferma nella sua fede. Quindi fu torturata crudelmente. Nell’ottobre del 1634 fu sottoposta alla tortura della forca e fossa con l’abito Domenicano e morì il 15 ottobre 1634. Il suo corpo fu bruciato.

GIORDANO ANSALONE, Sacerdote Domenicano

Giordano Ansalone nacque a S. Stefano Quisquina, diocesi di Agrigento, Italia, il 1° novembre 1598. Fece gli studi dai Domenicani e poi entrò nell’Ordine circa l’anno 1615. Ancora studente, mosso dal desiderio di diventare missionario, andò in Spagna, dove continuò gli studi, e poi partì per le Filippine dove arrivò nel 1626, lavorando per due anni a Cagayan. Nel 1627 andò a Manila e fu assegnato all’Ospedale S. Gabriele di Binondo. Nel 1632 fu mandato in Giappone insieme a P. Giacomo di Santa Maria e per due anni svolse l’apostolato nella Chiesa perseguitata. Arrestato il 4 agosto 1634, fu portato a Nagasaki dove subì vari tormenti mentre ricusò ogni proposta di apostasia. Infine, l’11 novembre fu sottoposto alle torture della forca e fossa, morendo dopo cinque o sei giorni di agonia. Il suo corpo fu cremato.

TOMMASO HIOJI ROKUZAYEMON NISHI DI S. GIACINTO, Sacerdote Domenicano

Tommaso Hioji nacque in Hirado, Giappone, nel 1590 da genitori cristiani poi martirizzati. A 12 anni entrò nel Collegio dei Gesuiti e diventò catechi­sta. Nel 1614 andò a Manila, dove continuò gli studi per diventare sacerdote. Il 15 agosto 1624, vesti l’abito Domenicano e nel 1626 fu ordinato sacerdote. Salpò subito per Formosa con altri religiosi, dove fondò una missione in cui lavorò per 3 anni tra gli spagnoli e i nativi. Nel 1629 andò a Nagasaki dove fu perseguitato da tiranni ed infine arrestato il 4 agosto 1634. Dal tribunale fu condotto in prigione, insieme con l’Ansalone. L’11 novembre 1634 fu portato al « Nishizaka » (Monte Santo) dove, dopo aver baciato la terra e salutato P. Ansalone, fu sottoposto alle torture della forca e fossa e morì dopo cinque o sei giorni. Il suo corpo fu cremato.

MARINA DI OMURA, Terziaria Domenicana

Marina di Omura nacque a Omura in Giappone all’inizio del 1600. Fu nota per la sua vita virtuosa, la sua carità e per la sua ospitalità verso i missionari perseguitati. Nel 1625 diventò Terziaria domenicana. Per la sua fede e per provare la sua virtù e la fedeltà ai suoi ideali fu sottoposta a tante umiliazioni come essere condotta nuda tra la gente di Omura. Restando ferma nella sua fede, nel 1634 fu arrestata per « essere cristiana ed aver dato alloggio ai missionari ». Portata a Nagasaki, fu condannata al rogo che subì l’11 novembre 1634. Gli altri cristiani l’ammiravano come esempio sublime di « donna forte ».

TERZO GRUPPO: SETTEMBRE 1637

ATONIO GONZÁLEZ, Sacerdote Domenicano

Antonio González nacque a León in Spagna. Ancora giovane entrò nel Seminario Teologico di León, poi divenne Domenicano nel convento della stessa città. Dopo aver fatto molto apostolato in Spagna, partì per le Filippine nel 1631. A Manila fu professore di teologia e rettore nel Collegio S. Tommaso, passando i giorni tra insegnamento, studio e preghiera. Nel giugno 1636 partì per il Giappone ove sbarcò clandestinamente a capo di altri 3 religiosi e 2 laici. Arrivati ad Okinawa, subito furono imprigionati. Nel settembre del 1637 fu portato a Nagasaki, dove fu torturato diverse volte e morì in carcere il 24 settembre 1637. Il suo corpo fu cremato e le ceneri disperse nel mare.

GUGLIELMO COURTET, Sacerdote Domenicano

Guglielmo Courtet nacque a Sérignan (Montpellier) in Francia, nel 1590, da una famiglia nobile. Indossò l’abito Domenicano il 15 agosto 1607 nel convento di Albi e nel 1608 emise la professione. Fece gli studi a Tolosa e fu ordinato sacerdote prima del 1617. Più tardi diventò professore di teologia e Priore del convento di Avignone allo scopo di poter fondare nuovi conventi riformati secondo lo spirito della Congregazione di San Ludovico. Verso il 1628 andò in Spagna con l’intenzione di proseguire per 1’Oriente. Infatti 6 anni dopo salpò per le Filippine, dove insegnò teologia nel Collegio di S. Tommaso. Nel 1636 andò nel Giappone con il Padre Antonio Gonzàlez e fu arrestato a Okinawa insieme con gli altri. Invitato a rinnegare la fede diverse volte, rimase fermo, anzi aiutò i deboli a revocare l’apostasia e riconciliarsi con Dio. Dovette subire molte torture. Il 27 settembre 1637 fu sottoposto alle torture della forca e fossa dalla quale fu poi liberato per essere decapitato il 29 settembre 1637. Il corpo fu cremato e le ceneri sparse nel mare.

MICHELE DE AOZARAZA, Sacerdote Domenicano

Michele de Aozaraza nacque a Oñate (Guipúzcoa, diocesi di San Sebastián, Spagna, nel 1598. Entrò nell’Ordine Domenicano a Vitoria (Alava) verso il 1620 e per molti anni fu assegnato al convento di S. Tommaso in Madrid. Nel 1634 partì per le Filippine dove arrivò nel 1635. Lavorò per 2 anni nella regione di Bataan. Nel 1636 salpò per il Giappone con P. Antonio González e fu arrestato poco dopo l’arrivo a Okinawa. Portato al tribunale di Nagasaki, fu processato e torturato in ogni maniera per farlo apostatare, ma rimase fermo nel desiderio di morire per Dio. Il 27 settembre 1637 fu portato al « Monte Santo » per le torture della forca e fossa. Durante l’agonia pregava con i suoi compagni. Il 29 settembre fu deposto per essere decapitato. Il corpo fu bruciato e le ceneri furono disperse nel mare.

VINCENZO SHIWOZUKA DELLA CROCE, Sacerdote Domenicano

Vincenzo Shiwozuka nacque in data sconosciuta in Giappone da genitori di antica discendenza cristiana. A 9 anni entrò nel Collegio dei Gesuiti a Nagasaki, dove si preparò per diventare catechista. Nel 1614 fu espulso dal Giappone per l’editto di persecuzione generale emanato dallo Shogun Tokuga­wa Yeyasu e si trasferì nelle Filippine. Verso il 1620 fu ammesso nel Terz’Or­dine di S. Francesco. Poi divenne sacerdote ed esercitò l’apostolato tra i giap­ponesi cristiani di Dilao (Manila). Nel 1636 decise di tornare in Giappone per aiutare la Chiesa perseguitata, offrendosi volontariamente ad accompagnare Padre Antonio González e compagni. Prima di partire, ricevette l’abito Domenicano, facendo la professione durante la prigionia che seguì il loro sbarco a Okinawa. Il 13 settembre 1637 fu portato, insieme con gli altri, a Nagasaki. Di fronte alle torture terribili rinnegò la fede, ma nonostante ciò continuò ad essere torturato come gli altri. Si pentì e tornò alla fede dietro le esortazioni dei suoi compagni. Due settimane dopo, i1 27 settembre, fu trasferito al « Monte Santo » per le ultime torture della forca e fossa. Rimanendo fermo nella fede, fu rimosso per essere decapitato. Il suo corpo fu bruciato e le ceneri furono sparse nel mare.

LAZZARO DI KYOTO, Laico

Lazzaro di Kyoto nacque a Kyoto in Giappone in data sconosciuta. Per la sua fede e per la lebbra che lo aveva colpito, nel 1632 fu deportato nelle Filippine con un centinaio di altri lebbrosi cristiani. Nel 1636 si offrì ad accompagnare il P. Antonio González e i suoi compagni in Giappone, come guida e interprete. Subito arrestato con gli altri, venne incarcerato e dopo un anno condotto a Nagasaki. La vista delle torture inflitte ai compagni lo indusse ad apostatare. Torturato ugualmente, nella speranza di estorcergli notizie utili, esortato dai compagni in prigione, si pentì e tornò alla fede. Dopo altre torture, anche lui, il 27 settembre 1637, fu portato alle torture della forca e fossa, dove spirò dopo due giorni di agonia. Il suo corpo fu bruciato e le ceneri furono sparse.

LORENZO RUIZ, Laico Filippino

Lorenzo Ruiz nacque a Binondo (Manila) intorno al 1600 da padre cinese e madre filippina. Ancora bambino aiutò i Domenicani di Binondo. Fu educato dagli stessi padri e diventò « un notaio e calligrafo eccellente ». Entrò nella Confrater­nita del Ss.mo Rosario, si sposò e divenne padre di 2 figli ed una figlia. Intorno all’anno 1636 fu coinvolto in un oscuro fatto di sangue, per cui fu ricercato dalla polizia spagnola. Volendo fuggire dalle Filippine, prese l’occasione della partenza del P. Antonio González e andò con lui, senza saper con esattezza la destinazione. Sbarcato a Okinawa, fu arrestato insieme con gli altri e portato a Nagasaki per essere processato per la sua fede cristiana. Di fronte alle torture ebbe un momento di debolezza e pensò all’apostasia. Ma poi subito reagì e dichiarò: « Sono cristiano e devo morire per Dio, e se avessi mille vite, le darei tutte per lui ». Con questa determinazione affrontò tutte le tremende torture. Condannato alle torture della forca e fossa, alle quale fu sottoposto il 27 settembre, morì dopo due giorni, il 29 settembre 1637. Il suo corpo fu cremato e le ceneri furono sparse nel mare.

Lorenzo Ruiz è il primo filippino che ha dato la sua vita per testimoniare la fede cristiana e che viene riconosciuto dalla Chiesa come Santo.

Il 18 febbraio 1981, Papa Giovanni Paolo II ha beatificato i martiri a Manila e, il 18 ottobre 1987, li ha canonizzati.